
Quell’antenna 5G - un palo alto 30 metri spuntato da un giorno all’altro a Misano Monte - aveva fatto storcere il naso a più di un misanese. Diversi quelli che si erano fiondati sui social esternando commenti poco lusinghieri nei confronti dell’impianto e dell’amministrazione comunale. Tre di loro sono stati denunciati dal sindaco Fabrizio Piccioni per le "gravissime offese rivolte all’amministrazione". Quei messaggi postati su Facebook, secondo la giunta "esulavano dal libero esercizio del diritto di critica politica", non presupponendo "un contenuto di veridicità". Il primo cittadino ha deciso di ricorrere alle vie legali e nei giorni scorsi il gip del tribunale di Rimini, accogliendo la richiesta del pm, ha emesso un decreto di condanna nei confronti di uno degli autori dei post incriminati, un 54enne misanese, a una pena pecuniaria di 6.500 euro. Il suo legale, l’avvocato Stefano Caroli, annuncia battaglia. "Mi sono già opposto al decreto - dice - in quanto i messaggi non hanno nulla a che fare con il reato di diffamazione, rientrando a pieno titolo nell’esercizio del diritto di critica garantito dalla Costituzione. Non è accettabile che un’amministrazione persegua dei cittadini solo perché si sono azzardati ad esprimere considerazioni contrarie all’installazione di un impianto come quello di Misano Monte. La vicenda comincia nell’agosto di un anno fa, quando sulla pagina Facebook ‘Segnalazioni Misano Adriatico & oltre’ compare un messaggio del 54enne in cui si fa riferimento all’antenna. "L’ennesimo sfregio perpetrato in quel di Misano Monte - era scritto nel post - un grazie all’amministrazione per lo scempio". Il messaggio aveva innescato una discussione alla quale avevano preso parte anche altri utenti con frasi dai toni accesi: "Si sentono onnipotenti e fanno quello che vogliono senza chiedere il permesso a nessuno". Nel dibattito si erano inseriti anche alcuni membri della giunta, suggerendo di abbassare i toni e ricordando come "la responsabilità diretta dei luoghi dove le compagnie decidono di installare i dispositivi non ricade sull’amministrazione comunale".