L’arresto di Butungu: catturato mentre fuggiva

Nel dicembre del 2019 la Corte di Cassazione aveva messo una pietra tombale sopra la vicenda degli stupri di Miramare, con un verdetto di inammissibilità nei confronti dell’ultimo ricorso presentato da Guerlin Butungu, ritenuto il capo del branco che terrorizzò Rimini nell’estate del 2017. Il congolese si trova oggi in carcere, dove sta scontando una pena a 16 anni inflitta dai giudici del tribunale di Rimini e successivamente confermata in Appello. Nove anni e otto mesi la condanna decisa per tre minorenni (due fratelli marocchini e un senegalese, tutti residenti nel Pesarese), rei confessi degli stupri. Presenti, a tutte le udienze, gli avvocati dei due ragazzi polacchi e della transessuale peruviana, Maurizio Ghinelli ed Enrico Graziosi. È la notte del 25 agosto di cinque anni fa, quando la giovane coppia polacca viene presa di mira dal branco composto da Butungu e dai tre minorenni. Sono fuori di testa e in cerca di prede. Il ragazzo viene massacrato di botte (riporterà anche il distacco della retina), mentre lei viene trascinata in spiaggia, picchiata e violentata a turno dai quattro delinquenti. Dopo aver consumato lo stupro, se ne vanno in cerca di altre emozioni. Perché i quattro non sono ancora sazi. La loro terza vittima è una transessuale peruviana che puntano mentre stanno risalendo verso la Statale. Violentano anche lei, senza immaginare che sarà la testimone chiave per la loro cattura. La caccia scatta subito ed è imponente. Gli inquirenti passano subito al setaccio le telecamere, e alla fine riescono a trovare le immagini in cui si vede il gruppo mentre sta camminando. Quando i quotidiani pubblicano quelle immagini, i due fratelli marocchini corrono subito a costituirsi. "Siamo quelli di Rimini che stanno sui giornali", dicono ai carabinieri. Il terzo minorenne viene preso poco dopo vicino alla stazione. L’ultimo ad essere catturato sarà Butungu. Addosso ha ancora l’orologio strappato al ragazzo polacco.