L’Ausl: "Per riaprire gli hub serve personale che ora manca"

La dirigente Raffaella Angelini: "La campagna riparte col secondo booster, resta il nodo delle sedi vaccinali. Tra contagi, ferie e difficoltà di reclutamento dei sanitari dobbiamo ragionare giorno per giorno"

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di Francesco Zuppiroli

La guerra la conosciamo ormai bene. Quella con il virus, quel Covid-19 che da oltre due anni vessa le vite di tutti e miete vittime. Giorno dopo giorno. Ma la guerra sanitaria è di logoramento e ora, dopo un miraggio di distensione "stiamo affrontando una variante, Omicron 5, che rappresenta forse il virus più contagioso conosciuto e lo stiamo facendo con numeri, tra il personale sanitario, molto ridotti rispetto ai mesi scorsi". Non nasconde la polvere sotto il tappeto Raffaella Angelini, direttrice del dipartimento di sanità pubblica di Ausl Romagna, all’indomani del via libera alle prenotazioni della quarta dose per fragili e over 60. Una rimessa in moto di fatto dell’impianto vaccinale anche romagnolo che però nelle disponibilità di personale non va di pari passo con i numeri dei contagi in costante aumento. Il nuovo step della campagna infatti vive un impasse dal punto di vista della riapertura degli hub o di nuovi punti tamponi dovuto "da un lato all’imperscrutabilità della risposta da parte degli utenti – continua Angelini – e dall’altro al fatto che nuove riaperture o servizi aggiuntivi pongono l’obbligo di riempirli con medici e infermieri, che ora sono di molto ridotti".

Ferie "che ora non si possono rimandare" e difficoltà strutturali di reclutamento infatti "ci mettono nelle condizioni di ragionare giorno per giorno e quindi di cucire il vestito in base alla bisogna – snocciola la dirigente del Dsp –. Perché non basta aprire i cordoni della borsa e gli stessi sanitari non sono immuni da un contagio e quarantene che stanno aggiungendo criticità. Perciò anche la Regione è al lavoro per consentirci di poter contare ancora, e in un numero maggiore, sui medici di base e sulle farmacie per le vaccinazioni di queste quarte dosi. Perché gli hub esistenti hanno ancora margine di lavoro. Ma se dovessimo arrivare a nuove aperture, dovremo fare i conti con il problema di come riempirli". Anche perché ora il momento è "mutevole e da supervisionare giorno per giorno – continua –. Così come giorno per giorno l’Ausl Romagna adotterà le contromisure o opererà gli adattamenti necessari".

Il futuro infatti in Romagna appare opaco a guardarlo da lontano, considerando che "la campagna delle quarte dosi per gli over 80 non è andata spedita come speravamo – ammette Angelini –. La percentuale di fragili vaccinati con il secondo booster si è attestata sul 40% di media, poco di più a Ravenna, ma addirittura sotto il 30% a Rimini. Vero è però che in quel frangente la percezione di rischio delle persone era diversa. Si pensava che il peggio fosse alle spalle, si stava andando verso l’estate e la convinzione diffusa ed errata era che a settembre sarebbe arrivato un vaccino più efficace". Ma la realtà sa colpire duro quando le aspettative sono lasse e ora "le persone hanno più paura di fronte a una curva del contagio che incide con 1.400 casi ogni 100mila abitanti in Romagna. Anche per questo ci aspettiamo più prenotazioni, ma non abbastanza per stare tranquilli, perché comunque la percezione sarà pure cambiata, ma per i fragili e gli anziani i rischi restano". Insomma la guerra è tutt’altro che vinta e la linea di difesa perde pezzi dopo che una volta "cessato lo stato di emergenza sono venute meno molte risorse umane per contribuire allo svolgimento della campagna vaccinale e al funzionamento di tutta la macchina sanitaria connessa direttamente e indirettamente al Covid", conclude Raffaella Angelini.