Coronavirus Rimini, lavapiatti ricoverato per Covid. "Noi in isolamento, devo chiudere"

Il Ghetto Quarantasea a Rivabella costretto allo stop per due settimane dopo l’esito del tampone. L’ira del titolare

Paolo Gabriele, titolare del bar e ristorante di spiaggia Ghetto Quarantasea a Rivabella

Paolo Gabriele, titolare del bar e ristorante di spiaggia Ghetto Quarantasea a Rivabella

Rimini, 1 agosto 2020 - Uno dei dipendenti del suo ristorante risulta positivo al Covid, e lui non ci pensa sopra due volte: "Chiudo il locale fino a quando non potremo riaprire in piena sicurezza, senza rischi per il personale e per i clienti". Non è stata una decisione facile quella presa ieri mattina da Paolo Gabriele, titolare del bar e ristorante di spiaggia Ghetto Quarantasea a Rivabella, "ma era inevitabile. Anche se la stessa Ausl non ci ha imposto la chiusura, non si poteva far finta di nulla. Dovevamo prendere da subito le dovute precauzioni". Gabriele , titolare anche del ristorante Ghetto 46 a Villa Verucchio, ha pubblicato ieri un video anche sui social per spiegare la situazione. "Ho voluto comunicare tutto nella massima trasparenza: non abbiamo nulla da nascondere, né da rimproverarci".

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A ricostruire la vicenda è lo stesso ristoratore. "Martedì uno dei nostri 13 dipendenti, un lavapiatti di nazionalità pakistana, ci dice che non sta bene e si sente la febbre. Gli abbiamo detto di andare subito a casa, e di farsi controllare". Il dipendente, che vive in un appartamento a Rimini con un suo connazionale, accusa febbre alta, fino a 39, e decide di farsi visitare dal medico, che gli consiglia di fare il tampone. Esame a cui viene effettivamente sottoposto l’altro ieri.

"E purtroppo, giovedì sera – continua Gabriele – riceviamo la comunicazione che conferma che lui è positivo, e che anche noi ci dobbiamo sottoporre al tampone e restare in isolamento fino a quando non avremo la certezza di non aver contratto il virus". I primi tamponi sugli altri dipendenti saranno effettuati già oggi, "ma poi, anche in caso di esito negativo, dovremo attendere il secondo esame per essere sicuri".

Il risultato? Tutti i dipendenti in quarantena per due settimane. "Non mi è rimasto altro da fare che chiudere il locale. Era impossibile tenerlo aperto reclutando altro personale". Il danno economico "è ingente – continua Gabriele, che trattiene a stento le lacrime – Avevamo in programma tante serate importanti e siamo nel pieno della stagione estiva. Quello che perdiamo in queste due settimane non lo recuperemo più". Resterà aperto invece il Ghetto 46 a Villa Verucchio. Questo perché "il personale del locale di Rivabella non ha mai avuto contatti coi dipendenti dell’altro ristorante".

Il ristoratore fatica a trattenere la rabbia "perché tutto questo – conclude – si poteva evitare. Si è scoperto che il mio dipendente pakistano abita insieme a uno dei connazionali coinvolti nel focolaio della scorsa settimana". Si tratta dei dipendenti, tutti di nazionalità pakistana, di una ditta di logistica. Il lavapiatti del ristorante, che è stato ricoverato, non risultava residente in quella palazzina, per questo non era stato sottoposto alla quarantena. "Se lui avesse avuto solo più attenzione – tuona Gabriele – tutto questo non sarebbe accaduto".