Le tre ’p’ di Lambiasi: "Politica, pace, poveri"

Il vescovo incontra gli amministratori e guarda al futuro del Paese: "Ora serve ricostruire le basi di stabilità ed equilibrio"

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Basta con la politica da social, con la caccia ai capri espiatori "veri o presunti su cui scaricare la fatica, le ansie e la rabbia. I social diventano talvolta la cassa di risonanza di inqualificabili esposizioni mediatiche. Questo non è accettabile. Voi che fate politica dovete essere dalla parte di chi dice che questo non deve accadere. Dovete essere i primi ad affermalo". E’ uno dei passaggi del discorso del vescovo ieri in basilica in occasione della solennità di San Gaudenzo. Sono tre i pilastri richiamati dal vescovo Francesco Lambiasi nel suo discorso: politica, pace e poveri.

"Oggi viviamo in un tempo critico, che non è eccessivo definire duro, doloroso e perfino drammatico". Dopo la pandemia, la guerra e la crisi economica stanno portando il mondo in baratro in cui si arriva persino a minacciare l’uso di armi atomiche. "Serve una visione di futuro e di paese, che la politica con la P maiuscola adesso è chiamata a dare. Serve ri-costruire la pace e le sue condizioni, che hanno radici nella giustizia sociale e negli equilibri fra poteri grandi e piccoli. È fondamentale non dare più la pace per scontata". La città ha un insieme forte di relazioni, un mondo dell’associazionismo che ha retto all’impatto della pandemia, ma potrebbe non bastare per affrontare ciò che sta arrivando. "So che ciascuno di voi dà il meglio, si assume grandi responsabilità ogni giorno e lo fa con correttezza, abnegazione, amore per questa terra e questa città. Ma come nei grandi passaggi della storia, tutti noi siamo chiamati a dare ancora di più, a fare anche ciò che ci sembrava impossibile fare, ad arrivare dove ci sembrava impossibile arrivare".

Uno dei timori principali espressi dal vescovo Lambiasi è il rischio di una guerra tra poveri, di un imbarbarimento del dibattito e dell’azione, sia quella amministrativa che individuale di tutti i giorni. Una crisi dei rapporti sociali che sarebbe devastante. Al contrario bisogna andare nella direzione opposta. E qui sta la responsabilità di chi fa politica. "Bisogna saper inventare nuovi percorsi per incontrarsi e per dare concretezza ai cambiamenti che vogliamo per una società solidale, rispettosa, inclusiva, positiva. Perché usciremo davvero sconfitti se da questo momento di crisi, usciremo spaccati in chi ce l’ha fatta e chi è rimasto inesorabilmente indietro. E in questo frangente, il compito di chi opera in politica è estremamente delicato. Da voi, da ciò che deciderete e da come lo deciderete, dipende come sapremo ricominciare. E’ il momento della testimonianza vera e trasparente della dedizione e dell’amore per la costruzione di una polis degli uomini, una città degli uomini, di una comunità umana che sia davvero all’altezza di questo nome". Gli ultimi sono sempre di più. Settecento nuove persone seguite dalla Caritas quest’anno rispetto al 2021. Cresce anche il numero delle famiglie passando da 1.753 a 1.883. Un appello in particolare è stato rivolto al Comune di Rimini affinché aderisca al progetto ‘Shelter Cities - Città Rifugio’ per i difensori dei diritti umani.

Andrea Oliva