
L’assessore alla Legalità del Comune di Rimini, Francesco Bragagni
Criminalità organizzata: un’ombra che incombe anche sulla provincia di Rimini così come sul resto della regione Emilia-Romagna. A suonare il campanello d’allarme è Francesco Bragagni, assessore alla Legalità di Rimini. "L’ultimo report della Direzione Investigativa Antimafia presentato pochi giorni fa a Bologna, racconta che nel 2024 le Prefetture dell’Emilia-Romagna hanno emesso 109 interdittive antimafia, che posizionano la nostra regione al terzo posto in Italia per questo tipo di provvedimenti, dietro a Campania (241) e di poco della Sicilia (116)". Secondo l’assessore, "il dato lascia poco spazio alle interpretazioni: la nostra regione è insidiata dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso, in particolare ‘ndranghetistiche, che tentano di infiltrarsi in un tessuto economico e produttivo in grado ancora di produrre ricchezza". Tuttavia, aggiunge Bragagni, "lo stesso dato però assume un valore differente, e più positivo, se messo in relazione col contesto: come confermato dallo stesso direttore del Centro di Bologna Marco Marricchi il consistente numero di interdittive è la dimostrazione plastica di un’intensa attività di monitoraggio e contrasto sul territorio, che agisce sia sul fronte repressivo attraverso le attività delle forze dell’ordine, sia sul fronte investigativo, grazie al lavoro di rete tra istituzioni pubbliche e organi di giustizia".
Dunque, aggiunge l’assessore Bragagni, "l’attenzione è alta e alta deve restare se vogliamo proseguire nel rafforzamento degli anticorpi che ci difendano da una mafia a cui piace mimetizzarsi, una mafia che dall’esterno sembra non esistere, mentre la nostra attività ne ha dimostrato l’esistenza". Per questo, secondo l’assessore, la sfida oggi è data dal saper "intercettare le mutazioni di un fenomeno che cambia pelle e modi di operare, parlando un linguaggio commerciale o imprenditoriale". "Prezioso in questo senso – aggiunge – è l’impegno dell’osservatorio sulla criminalità organizzata, con cui da tempo collaboriamo attivamente proprio per cercare di sensibilizzare la cittadinanza. Ne è l’esempio il recente progetto La giusta distanza, una rassegna di cinema nei quartieri della città che si pone l’obiettivo di parlare di argomenti come giustizia, carcere, diritti attraverso la settima arte. Il debutto della rassegna lo scorso 23 maggio a Corpolò, ha visto la partecipazione di oltre una sessantina di persone, un segnale positivo di una comunità che non vuole stare a guardare".