Luca Varani (foto), condannato per tentato omicidio e stalking in via definitiva, nel maggio 2016, a 20 anni di carcere come mandante dell’aggressione con l’acido a Lucia Annibali, è stato radiato dall’Ordine degli avvocati di Rimini, dove era iscritto. La sentenza in realtà ha la data del 20 maggio 2019, la radiazione è in vigore dal 20 ottobre 2019, ma è comparsa solo in questi giorni sulla news letter del codice deontologico forense. La sentenza di radiazione non lo nomina, ma si riferisce inequivicabilmente a lui per la dinamica che descrive: "Viola l’articolo 5 del codice dentologico previgente – si legge infatti nella sentenza – l’avvocato che dolosamente cagiona lesioni gravissime ad una persona, incaricando terzi di introdursi clandestinamente nell’abitazione di costei e di attingerla con una sostanza corrosiva (che, nella specie, le ha provocato lo sfregio permanente del viso e l’indebolimento permanente della vista)".
La sentenza è del Consiglio distrettuale di disciplina di Bologna (presidente Benini, relatore Pacifico). L’articolo 5 del codice dentologico dice, tra l’altro, che "l’avvocato deve ispirare la propria condotta all’osservanza dei doveri di probità, dignità e decoro". Pertanto "deve essere sottoposto a procedimento disciplinare l’avvocato cui sia imputabile un comportamento non colposo che abbia violato la legge penale, salva ogni autonoma valutazione sul fatto commesso". L’avvocato "è soggetto a procedimento disciplinare per fatti anche non riguardanti l’attività forense, quando si riflettano sulla sua reputazione professionale o compromettano l’immagine della classe forense".
Cosa accadrà adesso? Radiazione significa che il soggetto, Varani in questo caso, non potrà più fare l’avvocato, a meno che, passato un certo numero di anni, non richieda la nuova iscrizione e questa gli venga accettata perchè sono radicalmente cambiate le condizioni che ne hanno determinato l’espulsione. La radiazione diventa esecutiva dopo la decisione del Consiglio nazionale forense, presso il quale Varani poteva appellarsi contro la decisione del consiglio distrettuale di discipilina di Bologna, competente per il foro di Rimini.