L’urlo della piazza: "Basta chiederci solo sacrifici"

Lavoratori, pensionati e cittadini: in migliaia ieri hanno partecipato allo sciopero generale indetto dalle tre sigle sindacali

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Hanno incrociato le braccia e hanno risposto presente, i lavoratori, allo scipero generale indetto dai sindacati. Lo hanno fatto quelli che da anni si trovano con un contratto scaduto, quelli che pensano alla pensione, quelli che ogni mese pagano bollette di luce e gas sempre più salate. Ma ieri in piazza della Libertà, mentre a Palazzo Pubblico andava in scena il Consiglio grande e generale, non c’erano solo loro. C’erano i pensionati del Titano ai quali quella riforma pensionistica non piace proprio, ma anche, più in generale, tanti comuni cittadini. Migliaia quelli che sono saliti sul Pianello per protestare. È stata forte, ampia e compatta la risposta del mondo del lavoro allo sciopero generale, il primo nella storia della Repubblica indetto unitariamente dalle tre sigle sindacali, Cdls, Csdl e Usl. "Vogliamo essere ascoltati da chi esercita la sovranità", hanno gridato alle finestre di Palazzo Pubblico.

Alla politica. "Alla rabbia – spiegano dai sindacati – per una politica che scarica sui cittadini le conseguenze dell’enorme debito pubblico, arrivato a 1 miliardo e mezzo di euro, si è unita la forte richiesta alla maggioranza e a tutto il Consiglio di fermare i rincari delle bollette, rinnovare i contratti scaduti e cambiare la riforma pensionistica, concordando con il sindacato emendamenti che vadano a sanare i punti più contestati del progetto di legge, tra cui: la revisione dei disincentivi, troppo penalizzanti, in particolare per le donne; aumentare, e non diminuire, il contributo dello Stato, per non depauperare in pochi anni le riserve del Fondo pensioni lavoratori dipendenti; aumentare la percentuale di rivalutazione delle pensioni all’inflazione". Al termine della mattinata, una rappresentanza delle tre organizzazioni sindacali ha incontrato le delegazioni dell’opposizione, del governo e della maggioranza.

Una giornata nella quale San Marino si è fermata per farsi ascoltare dalla politica, in un momento decisamente complicato non solo per la piccola Repubblica. Nelle scuole non è stato garantito il regolare svolgimento delle attività didattiche, la sorveglianza degli studenti e la preparazione dei pasti. E anche il trasporto scolastico e la relativa vigilanza sui mezzi non potranno essere garantiti. L’Istituto per la sicurezza sociale ha invece garantito solo i servizi essenziali e quelli urgenti. Ma non sono state segnale particolari criticità nel giorno in cui i sammarinesi hanno fatto sentire la propria voce. Con forza.

Donatella Filippi