"Magnete sul contatore", ristoratore assolto

Era accusato di furto per aver rubato energia elettrica, ma è innocente: "Colleghi invidiosi hanno cercato di mettermi in difficoltà"

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La faida tra ristoratori finisce davanti al giudice. Succede a Rimini, dove il titolare di un locale dell’entroterra si è ritrovata alla sbarra, accusata di furto di energia elettrica per diverse migliaia di euro. Dopo una lunga battaglia legale, il titolare del’attività – difeso dall’avvocato Stefano Caroli – è riuscito a dimostrare la propria innocenza. Il tribunale di Rimini lo ha assolto con formula piena, riconoscendo di fatto le sue ragioni. Dietro la vicenda, secondo quanto sostenuto dallo stesso ristoratore, ci sarebbe in realtà un tiro mancino giocato forse da alcuni colleghi dispettosi, che avrebbe così cercato di sabotarlo, facendolo finire nei guai.

Tutto comincia con una segnalazione in Procura da parte di un’azienda fornitrice di energia elettrica, la quale si è accorta di una vistosa anomalia nelle bollette del ristorante. I consumi, di punto in bianco, sembrano essere colati a picco, scendendo ben al di sotto della media registrata dal locale nello stesso periodo degli anni precedenti. Qualcosa non torna e così gli inquirenti decidono di mandare sul posto i carabinieri ad ispezionare l’attività. Il mistero è presto svelato. I militari dell’Arma scoprono infatti sul contatore del locale (situato su un muro perimetrale esterno, facilmente raggiungibile anche da estranei) un magnete copevole di quella brusca riduzione di consumi segnalata dal fornitore. Si tratta di un magnete speciale, capace di abbattere i consumi addirittura del 97 per cento rispetto l’ordinario. Scatta così una denuncia per furto di energia nei confronti del ristoratore. Quest’ultimo, però, cade letteralmente dalle nuvole. Sostiene di non aver mai visto in vita sua quel magnete, e che chiunque avrebbe potuto tranquillamente avvicinarsi al suo locale per posizionarlo. Oltre a far partire una denuncia, l’azienda fornitrice provvede inoltre ad interrompere l’erogazione di corrente. L’imprenditore è così costretto ad utilizzare un generatore elettrico a gasolio, spendendo un occhio della testa per tenere aperta la sua attività. Nel frattempo le indagini sull’episodio vanno avanti. Il ristoratore si dice convinto di essere vittima di una congiura messa in atto da altri colleghi della zona che se la sarebbero presa con lui per vecchie ruggini. Circostanza confermata tra l’altro anche da alcune testimonianze. L’uomo, nel frattempo, provvede a risarcire la compagnia, saldando i suoi debiti. Si arriva così alla discussione in tribunale e alla sentenza di assoluzione emessa dal giudice monocratico del tribunale di Rimini. Per l’imprenditore è la fine di un incubo.