MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Massacrata dal marito. I figli di Angela: "Nostro padre minacciava di morte anche noi. Vogliamo giustizia per mamma"

Le loro drammatiche testimonianze nel processo contro Raffaele Fogliamanzillo "Non è un pazzo. In carcere ci ha detto: quando esco finisco il lavoro e vi faccio fuori" .

Massacrata dal marito. I figli di Angela: "Nostro padre minacciava di morte anche noi. Vogliamo giustizia per mamma"
Massacrata dal marito. I figli di Angela: "Nostro padre minacciava di morte anche noi. Vogliamo giustizia per mamma"

Lo descrivono come "un uomo violento e possessivo. Per noi è stato un padre-padrone, si comportava come un boss...". È il ritratto di Raffaele Fogliamanzillo fatto dai due dei suoi tre figli, Anna (la maggiore, 41 anni e madre di due bambini) e Maicol (il minore, 24). Sono state le loro drammatiche testimonianze ieri a concludere la nuova udienza in Corte d’Assise del processo contro Fogliamanzillo, il 62enne di origine campana che ha massacrato a coltellate la moglie Angela Avitabile, di 59 anni, nella loro casa in via Portogallo.

In aula Anna e Maicol, che insieme al fratello Ferdinando (39 anni, anche lui presente ieri al processo) si sono costituiti parte civile contro il padre, hanno ricostruito nei dettagli i rapporti burrascosi con lui, le sue continue minacce e scenate. E hanno ripercorso nei dettagli quant’è accaduto il 22 aprile 2022. Quella sera Angela e il marito erano coi nipoti (i figli di Anna) a casa. Dopo l’ennesima lite lui ha preso il coltello e l’ha massacrata: con il primo colpo le ha quasi reciso la testa, poi ha infierito con altri 10 fendenti. "Quella sera – racconta Anna – mi ha chiamato al telefono e ha detto con voce fredda: ho ucciso la mamma, vieni a prendere i tuoi figli". I figli di Anna non hanno assistito al delitto, "ma il più grande, che ora ha 7 anni (l’altra ne ha 4) ha visto la nonna in un lago di sangue, con la testa quasi staccata. Questo è un trauma che non supererà mai. Tutti noi dovremo convivere per sempre con questo trauma. Abbiamo perso nostra madre. E lui, per quanto ci riguarda, non è più nostro padre. Deve pagare per quello che ha fatto. Chiediamo giustizia per la nostra mamma e per tutte le altre donne uccise". Anna non trattiene le lacrime mentre parla dopo l’udienza, sorretta da amici e familiari che ieri si sono presentati in aula indossando la maglietta con la scritta L’amore non uccide. Giustizia per Angela.

Lei e i fratelli sono ancora terrorizzati dal padre, che si trova da mesi in una struttura psichiatrica per criminali a Reggio Emilia: "Alcune settimane dopo il delitto l’abbiamo incontrato in carcere. Volevamo parlargli, chiedergli spiegazioni. Ma lui ci ha detto: quando esco di qui finisco il lavoro e uccido anche voi".

Le minacce di Fogliamanzillo alla moglie e agli altri familiari erano una costante, secondo le testimonianze rese dai figli. "Lui si comportava da boss, minacciava tutti noi – racconta ai giudici Maicol – Girava sempre col coltello, quando andava a dormire lo teneva in camera sul comodino". È il coltello con cui ha ucciso Angela. Fogliamanzillo era ossessionato dalla gelosia. Lui era convinto che la moglie, da anni, lo tradisse con un altro uomo, che i suoi figli la aiutassero a nascondere la relazione clandestino. Una gelosia infondata: Angela non aveva altri uomini. "Mio padre – spiega Maicol – è sempre stato geloso. Era possessivo. Noi potevamo fare solo quello che lui imponeva. Se non lo facevamo erano guai. Minacciava di morte noi e nostra madre, di continuo...". Per questo "abbiamo atteso prima di denunciarlo". Prima dell’omicidio, più volte le forze dell’ordine sono intervenire a casa loro, e in un’occasione Angela finì in ospedale.

Fogliamanzillo, trasferitosi con la famiglia a Rimini parecchi anni fa dopo essere stato a lungo in carcere per vari reati, da tempo era in cura per i disturbi psichiatrici. I figli avevano chiesto al Centro di salute mentale di Rimini di farlo ricoverare: "Ci abbiamo provato per il bene di nostra madre". Ma per i figli "non è un pazzo: ha ucciso la mamma con crudeltà e freddezza". Stando alla prima perizia disposta dalla Procura, l’uomo è affetto da disturbi paranoidi, è "socialmente pericoloso", ma "era "incapace di intendere e volere" la sera in cui ha ucciso la moglie. La stessa tesi emerge dalla perizia disposta da Viviana Pellegrini, avvocato del killer. "Ma secondo la nostra perizia era capace di intendere e volere", dicono Milena Montemaggi e Aidi, legali dei figli. La prossima udienza il 23 ottobre quando sarà sentito anche l’altro figlio Ferdinando. Il killer invece ieri ha deciso di non essere in aula. E il suo legale ha rinunciato a far parlare i testimoni in sua difesa.