Medici in fuga all’estero "Motivati e meglio pagati"

La denuncia del presidente dell’Ordine: "I nostri giovani laureati sono spinti a lasciare il Paese. Questo spiega le difficoltà dell’Ausl"

In fuga i camici bianchi riminesi. Che il sistema sanitario nazionale sia sempre meno attrattivo per chi si laurea in medicina è un dato di fatto. La situazione è fotografata dalla difficoltà dell’Ausl Romagna nel trovare nuovo personale. Ma nel mirino dei giovani medici non c’è più solo il settore privato. "Riceviamo sempre più comunicazioni o richieste di documentazione da parte di giovani laureati che se ne sono andati all’estero", ammette il presidente dell’Ordine dei medici e odontoiatri, Maurizio Grossi. Solo nella provincia di Rimini sono stati 54 ogni anno i medici laureati nell’ultimo quinquennio. Numeri di tutto rispetto, sottolinea Grossi, ma non si riesce comunque a contrattualizzarli per colmare le lacune nei Pronto soccorso, ad esempio.

"La capacità attrattiva del nostro sistema sanitario si è affievolita nel corso del tempo. Ma non c’è solo l’ambito privato verso il quale tendono i giovani. Molti se ne vanno all’estero. Non abbiamo dati certi, anche se le quantità di comunicazioni che ci arrivano sono consistenti e in crescita". Non si tratta di esperienze prima di un ritorno in patria. "No, perché entrano nei sistemi nazionali di altri Paesi e lì rimangono. In Germania, ad esempio, non è come da noi dove ci sono gli specializzandi. Lì si entra come contrattualizzati e così si comincia il percorso professionale mentre ti specializzi. Al contrario nel sistema italiano, dopo la specializzazione si entra con la qualifica che poi si manterrà per tutta una vita. Questo è un altro aspetto che disincentiva i giovani e toglie motivazioni. Un tempo c’era la progressione per la propria carriera, ma oggi non è così. Si è sulla stessa base. Si può diventare dirigente, ma solo uno su tanti potrà farlo". A motivare i giovani medici a varcare i confini è anche una ragione economica. "In Germania o in Francia le retribuzioni sono sensibilmente più alte, fino al doppio. Inoltre in alcuni Paesi stranieri ci sono meno vincoli o restrizioni nel coniugare l’attività pubblica con quella privata, altro elemento a cui i giovani guardano".

Andrea Oliva