Rimini, medico a processo per lo scambio di provette

Aveva usato la sua pipì per ‘salvare’ una ragazza che sotto l’effetto della droga era rimasta coinvolta in un incidente stradale

Provette scambiate (immagine d'archivio)

Provette scambiate (immagine d'archivio)

Rimini, 17 ottobre 2020 - Aveva scambiato la sua pipì con quella di una ragazza coinvolta in un incidente stradale. Il medico l’aveva fatto per toglierla dai guai, dal momento che la giovane era risultata positiva alla droga. Ma qualcuno l’aveva scoperto e il dirigente dell’ospedale di Novafeltria aveva chiamato i carabinieri. Il medico in questione è stato rinviato a giudizio insieme a un’infermiera e alla ‘paziente’, e l’altro pomeriggio si è aperto il processo davanti al Tribunale di Rimini, in cui l’Ausl si è costituita parte civile.

I fatti risalgono al 2017. Quando una 29enne, residente in Valmarecchia, arriva all’ospedale di Novafeltria. E’ rimasta coinvolta in uno scontro automobilistico e come dispone la legge, deve essere sottoposta agli esami delle urine e del sangue, per accertare che non abbia assunto droga o alcol. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, il medico di turno dispone inizialmente che venga fatto solo il primo esame, quindi la giovane va in bagno e torna con la provetta piena. Ma per il protocollo è prevista anche la seconda prova, e alla 29enne viene prelevato anche il sangue.

La ‘bomba’ in ospedale scoppia qualche giorno dopo, e a farla esplodere è un infermiera, la quale si presenta dal primario e gli racconta quello che una collega le ha detto in confidenza. E cioè che la pipì che c’è nella provetta non è quella della ragazza, ma del dottore che in qualche modo ha voluto coprirla ed evitarle una denuncia. Quando lei è andata in bagno, avrebbe trovato infatti il contenitore già pieno con l’urina del medico. Nella vicenda è coinvolta anche una sua collega, la quale, dice lei, aveva scoperto subito lo scambio, ma aveva preferito non dire nulla, per non mettersi contro il dottore, sicura che nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Una storia che ha dell’incredibile, ma primario non sta a pensarci troppo e informa dell’intera faccenda i carabinieri della Compagnia di Novafeltria che a loro volta allertano la Procura. A quel punto, il sostituto procurato, Davide Ercolani, dispone seduta stante il sequestro delle provette che vengono mandate ad analizzare. Il risultato arriva a stretto giro di posta e lascia tutti di sasso, perchè la risposta delle analisi conferma in pieno la storia raccontata dall’infermiera: il liquido biologico che di fatto è quello del dottore è completamente ‘pulito’. Non così per quanto riguarda invece il sangue che è davvero quello della ragazza, e dove sono state invece trovare tracce di cannabinoidi. Il che vuol dire che quando la giovane ha avuto l’incidente, aveva assunto della droga.

Il trucchetto dello scambio di provette che secondo l’infermiera sarebbe stata ideata dal dottore, l’avrebbe davvero salvata da grossi guai. Il medico, 5 2 anni, difeso dall’avvocato Andrea Muratori, finisce indagato per truffa ai danni dello stato, favoreggiamento e falso in atto pubblico. Sotto inchiesta, anche l’infermiera che ha preferito chiudere un occhio (avvocato Piero Venturi) e la giovane protagonista della vicenda (avvocato Giuliano Renzi).

Il movente invece è rimasto un mistero. Gli imputati negano le accuse, e nessuno è mai riuscito a scoprire perchè, come sostengono gli inquirenti, il medico ha deciso di effettuare quello scambio. La prima udienza si è svolta giovedì pomeriggio, e l’Ausl ha chiesto e ottenuto di essere ammessa come parte civile, giudicando questa vicenda come un danno d’immagine all’Azienda.