Minacce di morte per mangiare a sbafo

Nel mirino i gestori di una pizzeria e di un bar di Rivazzurra: padre e figlio nei guai per estorsione e violenza privata

Migration

Si rifiutavano di pagare i conti. E quando i gestori delle attività dove mangiavano e bevevano a sbafo, esasperati, li hanno messi alle strette, per tutta risposta loro hanno cominciato a minacciarli di morte mostrando il coltello. Così padre e figlio, di 73 e 39 anni (con parecchi precedenti alle spalle) per mesi sono riusciti a ’scroccare’ pizza e birra, caffè e paste. Fino a quando i gestori di una pizzeria kebab di Rivazzurra hanno deciso di denunciarli, stanchi di subire le ripetute minacce e di non essere pagati. Sono scattate le indagini della Squadra mobile della Polizia, e martedì al termine degli accertamenti il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’arresto per il figlio, finito in carcere, e per il padre il divieto di avvicinamento alle attività dove andavano a mangiare a sbafo.

I primi episodi contestati risalgono al marzo 2021, gli ultimi a giugno di quest’anno. Il trentanovenne frequentava una pizzeria kebab gestita da pakistani, e più volte, adducendo varie scuse, non aveva pagato il dovuto. Quando gli hanno chiesto di saldare il conto, lui li ha minacciati mostrando loro il coltello a serramanico con il quale girava abitualmente. Nella pizzeria poi ci è tornato più volte, in alcune occasioni anche insieme al padre, continuando a minacciare i gestori per poter mangiare e bere a sbafo. Per spaventarli, padre e figlio dicevano loro di appartenere alla malavita organizzava. I due ci avevano preso gusto perché avevano iniziato a usare la stessa ’tecnica’ anche in un bar vicino e in altre attività, sempre a Rivazzurra. Minacce e avvertimenti, per fare colazioni e bere senza dover mai tirare fuori un euro. Nel bar hanno accumulato un debito di 80 euro, mentre alla pizzeria kebab dovevano poco meno di 100 euro.

Sono stati proprio i pakistani a denunciare padre e figlio, rivolgendosi alla Questura. Da qui le indagini della Squadra mobile, durante le quali è emerso che i due, pur di non pagare, si erano comportati allo stesso modo anche in un bar vicino. Sono in corso in accertamenti per verificare se altre attività della zona erano finite nel mirino di padre e figlio. Che sono accusati di estorsione e violenza privata. Il trentanovenne si trova in carcere ai ’Casaetti’ da martedì. Per lui e il padre, entrambi difesi dall’avvocato Mirco Renzi, questa mattina compariranno davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia.

Manuel Spadazzi