Riccione, morì annegato nella piscina: la famiglia chiede 2 milioni di danni

Diongue aveva preso la cocaina poche ore prima della tragedia. Ma per il consulente di parte "la droga non è stata la causa"

Diongue

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Rimini, 9 dicembre 2022 - Giustizia per Diongue. Lo chiedono i familiari del 21enne di origini senegalesi, morto il 14 luglio scorso mentre faceva il bagno insieme alla cugina nella piscina del Grand Hotel di Riccione. I genitori e i fratelli del ragazzo hanno già dato mandato al loro avvocato Massimiliano Orrù di costituirsi parte civile nel procedimento. Nel frattempo, Orrù sta già preparando anche la richiesta di risarcimento danni. Non è stata ancora quantificata in dettaglio, ma si parla di una somma molto importante, che viaggia tra 1,5 e 2 milioni di euro.

Nel frattempo le indagini sulla tragedia, coordinate dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, sono quasi concluse. L’unico finito sul registro degli indagati, con l’ipotesi di omicidio colposo, è Gianni Andreatta, il patron del Grand Hotel di Riccione. Difeso dall’avvocato Sandro Petrillo, Andreatta rischia il processo per non aver vigilato sulla sicurezza dell’impianto. La piscina sarebbe dovuta rimanere chiusa al pubblico nell’orario in cui Diongue è annegatto (c’erano a bordo vasca i cartelli che indicavano la chiusura al pubblico dalle 12 alle 15) ed era anche priva in quel momento del bagnino di salvataggio.

Durante le indagini sono state eseguite ben tre perizie sul corpo di Diongue Madiaye. Che era un ragazzo in salute (giocava anche a calcio) e sapeva nuotare, ma – come hanno accertato gli esami – aveva assunto della cocaina nelle ore precedenti alla tragedia. Secondo il consulente della Procura, l’esperto di medicina legale, Paolo Fais, la cocaina "potrebbe aver contribuito a condotte imprudenti" da parte del ragazzo. Per Sabino Pelosi, il consulente nominato dalla difesa, la cocaina avrebbe addirittura "alterato le condizioni psicofisiche" del giovane. Conclusioni diverse quelle a cui è arrivato Pier Paolo Balli, l’esperto nominato dall’avvocato Orrù: la droga non avrebbe avuto alcun peso nella morte di Diongue.

Le conclusioni delle perizie sono al vaglio del pm Gengarelli, che a breve concluderà le indagini sulla morte del 21enne. La difesa è convinta che Diongue non poteva essere salvato, anche per la rapidità con cui è annegato, e chiederà l’archiviazione per Andreatta.