Avatar 2, la riminese Morolli lo rende speciale: "Il film rivoluzionerà il cinema"

La 36enne e il suo team sono tra i curatori degli effetti del nuovo colossal di Cameron "Questa pellicola ha riunito una grande squadra. Ci abbiamo lavorato in migliaia di persone"

La 36enne viserbese Dora Morolli è tra i curatori degli effetti speciali di Avatar 2

La 36enne viserbese Dora Morolli è tra i curatori degli effetti speciali di Avatar 2

C’è anche un ’tocco riminese’ nel nuovo Avatar 2 - La via dell’acqua di James Cameron, regista di Avatar e Titanic, il nuovo colossal che sta spopolando nei cinema di tutto il mondo. Una delle curatrici degli effetti speciali è Dora Morolli, 36enne viserbese, che già nel 2017 col suo team ha alzato al cielo la statuetta dell’Oscar per i migliori effetti visivi de ’Il Libro della giungla’. "Il nuovo Avatar è fenomenale, e consiglio di guardarlo in 3D al cinema", dice da Wellington in Nuova Zelanda dove vive da sei anni e lavora per Weta Digital, dopo la laurea in Scienza e tecnologia dei media all’Università di Tor Vergata di Roma, ed esperienze lavorative nella capitale, poi a Londra e Bruxelles. "Sono convinta con Avatar alzerà l’asticella per i prossimi anni di attività cinematografica – aggiunge Dora –, e ciò grazie alla fantastica squadra che ci ha lavorato per quasi dieci anni". In totale a Weta Digital lavorano circa 2000 persone. "Ma è impossibile dire quanti complessivamente hanno lavorato al film, penso che siamo tre 10mila e 20mila", spiega.

Il team guidato da Dora Morolli è ristretto, composto da cinque persone, che sono specializzate in fare tool per il dipartimento di Effetti. "Da piccola volevo disegnare i film di animazione, invece li seguo con un software dedicato, che facilita il lavoro degli artisti dei diversi settori", dice. "Dell’Italia mi manca la mia famiglia e gli amici, soprattutto la mia nonna Malvina e le sue piadine. Tornando a Rimini di recente ho apprezzato tantissimo i cambiamenti della città, mi sembra molto più vivibile e interessante. Mi manca girare in bicicletta tra le vie del centro o passeggiare sul lungomare. Oltre al lavoro in Nuova Zelanda pratico Brazilian Jiu-jitsu e Crossfit, canto in un coro e faccio volontariato in un ristorante dove il menù è a offerta libera". Tornerà in Italia? "Ogni tanto ci penso ma è un po’ difficile trovare un lavoro come il mio lì. Comunque dopo il Covid molte aziende hanno lavoratori in remoto da ogni parte del mondo, quindi forse ci si può pensare! Un giorno mi piacerebbe fare sei mesi in Nuova Zelanda, e sei mesi in Europa: così avrei un estate perenne!"

Mario Gradara