Morto in piscina a Riccione, indagato il proprietario del Grand Hotel

Domani l’autopsia sul corpo di Diongue: Gianni Andreatta è accusato di omicidio colposo. I funerali si terranno in Senegal, la fidanzata della vittima lancia una raccolta fondi per la famiglia

La vittima e la piscina del Grand Hotel

La vittima e la piscina del Grand Hotel

Riccione (Rimini), 18 luglio 2022 - E’ morto per un malore improvviso o per annegamento? Sarà l’autopsia, fissata per domani all’ospedale Bellaria di Bologna, a stabilire le cause del decesso di Diongue Madiaye, il ragazzo di origini senegalesi di 21 anni morto giovedì scorso nella piscina del Grand Hotel di Riccione, dov’era andato per passare qualche ora insieme alla cugina e agli amici. All’esame autoptico saranno presenti due super esperti di medicina legale, Paolo Fais e Sabino Pelosi. Due luminari del campo. Il primo è il perito nominato dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli. Il secondo è il consulente di parte a cui si è affidato Alessandro Petrillo, avvocato di Gianni Andreatta, il proprietario del Grand Hotel di Riccione.

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La Procura di Rimini ha aperto un’indagine per omicidio colposo sulla morte di Madiaye, e Andreatta è finito sul registro degli indagati. Nel mirino c’è la sicurezza della piscina del Grand Hotel. Come indicano i cartelli posti a bordo piscina, dalle 12 alle 15 l’impianto non è utilizzabile, perché in quell’orario non è presente il servizio di salvataggio. L’incidente fatale a Diongue è avvenuto intorno alle 14 (il giovane è morto poco dopo, all’ospedale Infermi), quindi in un orario in cui teoricamente nessuno doveva avere accesso alla piscina. Questo è il punto centrale dell’indagine. Secondo la prima ricostruzione svolta degli inquirenti, il ragazzo si era tuffato nella piscina per prestare soccorso alla cugina 19enne, arrivata a Riccione da Torino (dove abita) per trascorrere alcuni giorni di vacanza. Ad Andreatta, in qualità di proprietario del complesso del Grand Hotel, viene contestata proprio la questione della sicurezza della piscina. Perché i ragazzi hanno avuto comunque accesso all’impianto, nonostante non fosse presente nessuno in quell’orario (né il bagnino di salvataggio, né altri addetti) per garantire la sicurezza della piscina o vietarne l’utilizzo?

L’autopsia sarà importante per la ricostruzione della tragedia di giovedì, per accertare definitivamente cosa ha causato la morte del ragazzo. Che sapeva nuotare, come hanno riferito anche i suoi amici. Dai primi esami effettuati sulla salma, è emerso che Madiaye aveva il Covid. Lo aveva preso da asintomatico, e non sapeva di essere contagiato. Ma la sua positività viene considerata al momento, dagli inquirenti, un elemento ininfluente sul decesso. Diongue era un ragazzo in salute, giocava a calcio (militava nella squadra Mulazzano in Seconda categoria).

La famiglia e la fidanzatina del ragazzo non si danno pace. Il padre del 21enne, che si è rivolto all’avvocato Massimiliano Orrù, chiede che venga fatta luce sulla tragedia: "Ditemi com’è morto mio figlio". Lo chiede anche la giovanissima fidanzata (ha solo 17 anni) del ragazzo, che nel frattempo si sta adoperando per aiutare la famiglia con i funerali. La famiglia Madiaye, che è musulmana, ha deciso di celebrare le esequie nel paese di origine, in Senegal. Da qui l’appello della sua ragazza, anche sui social: "Aiutiamo la famiglia di Diongue perché serviranno tanti soldi sia per il rimpatrio della salma che per i funerali". Una raccolta fondi è stata avviata anche dai compagni della squadra del Mulazzano.