Rimini, morto dopo la lite. Turista accusato di omicidio

Serafino Sammarini, commerciante di Marebello, era stato spinto a terra

Poliziotti in profumeria

Poliziotti in profumeria

Rimini, 16 settembre 2018 - Rinviato a giudizio con l’accusa per omicidio preterintenzionale. Si aprirà il 21 gennaio del 2019, davanti alla Corte d’Assise di Rimini, il processo che vede alla sbarra il turista russo accusato di avere provocato la morte di Serafino Sammarini, lo storico commerciante di Marebello, morto dopo una caduta. Il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione giudicandolo un incidente, ma dopo l’opposizione fatta dall’avvocato Umberto De Gregorio che rappresentante la vedova, il gip ha disposto l’imputazione cotta. Qualche giorno fa, il rinvio a giudizio.

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La tragedia si era consumata la sera del 7 agosto del 2016. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, quella sera Sammarini, 74 anni, titolare di una profumeria-sanitaria sul lungomare di Marebello, aveva avuto una discussione con un turista russo. Tutto era cominciato perchè la moglie di questo continuava a fotografare i prodotti e ad aprire delle confezioni. I due uomini avevano discusso animatamente, era partite delle spinte, e Sammarini era caduto a terra sbattendo la testa. Il commerciante si era rialzato e apparentemente sembrava non avere riportato ferite gravi. Ma di lì a pochissimo si era sentito male, ed era morto durante il trasporto in ospedale.

I due coniugi russi nel frattempo se n’erano andati, del tutto ignari delle conseguenze. Erano stati rintracciati due giorni dopo, grazie alle telecamere. Il russo aveva sostenuto di non avere dato spintoni all’anziano, ma che si era solo frapposto tra lui e la moglie che il commerciante stava rimproverando. L’autopsia effettuata sulla vittima, aveva rivelato però un trauma cranico e il turista era finito indagato per omicidio preterintenzionale. Al termine delle indagini, la Procura aveva concluso che in ogni caso si era trattato di un incidente, e aveva deciso di chiedere l’archiviazione. Una decisione contro cui si era battuta ad oltranza la vedova del commerciante, Donatella Urbinati. «Non chiudete il caso – aveva supplicato di fronte alla decisione del pubblico ministero – mio marito me l’hanno ammazzato». Ora, il rinvio a giudizio che porta il turista russo dritto davanti alla Corte d’Assise che vedrà parte civile la vedova del commerciante.