LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Moto, Porsche e soldi nascosti in cassaforte. Scattano i sequestri

Niente lavoro fisso, ma una Porsche Cayenne in garage, moto, abiti firmati. A 30 anni, il giovane – originario dell’Europa...

Niente lavoro fisso, ma una Porsche Cayenne in garage, moto, abiti firmati. A 30 anni, il giovane – originario dell’Europa dell’est, residente a Rimini – si era costruito un’esistenza fatta di lusso e apparente agiatezza. Ma a sostenere quello stile di vita, secondo la ricostruzione condotta dagli inquirenti, non c’era alcuna attività lecita, bensì i proventi dello spaccio di cocaina.

Le indagini dei carabinieri della compagnia di Riccione, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, sono partite lo scorso febbraio, dopo l’arresto in flagranza di un 31enne personal trainer di Villa Verucchio, trovato in possesso di un chilo di cocaina e una pistola Taurus calibro 9. Da quel momento gli inquirenti hanno ricostruito una rete di spaccio che coinvolgerebbe almeno altri tre giovani: un 24enne, un 26enne – entrambi riminesi – e il 30enne, considerato una delle figure chiave del gruppo.

Durante le perquisizioni successive all’arresto, nella disponibilità del 30enne è stata rinvenuta una cassetta di sicurezza, custodita in una banca di Rimini, contenente circa 60mila euro in contanti. Il denaro, ordinato e sottovuoto, era il segno evidente di un’attività ben organizzata. Ma l’uomo ha tentato di giustificare quei soldi attribuendoli al patrigno, un bagnino riminese, sostenendo che si trattasse di fondi accumulati grazie all’evasione fiscale. Una versione che però, a seguito di una serie di accertamenti, non ha retto. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto il sequestro preventivo di tutti i beni nella disponibilità dell’indagato, compresi i 60mila euro in contanti. Il trentenne, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi, è ora indagato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel frattempo, il personal trainer – difeso dall’avvocato Gianandrea Pazzini – ha provato a smarcarsi dalle accuse più gravi, dichiarando che la cocaina non era destinata allo spaccio diretto da parte sua ma custodita per conto di altri. L’indagine rimane aperta e le verifiche patrimoniali proseguono, con l’obiettivo di ricostruire l’intera rete e i flussi di denaro generati dallo spaccio.