Muore dopo un calvario lungo sei mesi

Il 64enne di Cattolica era stato tra i primi ricoverati in rianimazione per Covid, a marzo: fatali per lui le complicazioni causate dal virus.

Migration

Era stato uno dei primi a essere ricoverato in rianimazione a Rimini, a causa del Covid. Nel reparto di terapia intensiva era arrivato alla metà marzo, e da allora non è più uscito. Si è spento sabato mattina il 64enne di Cattolica che ha dovuto lottare prima contro il virus, poi contro le devastanti conseguenze provocate sul suo corpo dal Covid. Il suo calvario durava da quasi sei mesi. L’uomo era stato ricoverato all’Infermi d’urgenza a marzo, insieme a suo cognato. Eravamo all’inizio della pandemia, ed entrambi avevano contratto una forma molto violenta del virus. Il cognato poi è riuscito a guarire, e quando le disposizioni l’hanno nuovamente consentito andava a visitarlo in ospedale appena poteva, insieme agli altri familiari. Fino all’ultimo hanno sperato che potesse salvarsi, ma le condizioni sono sempre rimaste gravi e negli ultimi giorni si sono ulteriormente aggravate, fino al drammatico epilogo di sabato mattina.

"E’ stato straziante. Per lui, per la sua famiglia, e anche per tutti noi – racconta il primario del reparto di terapia intensiva, Giuseppe Nardi – Abbiamo fatto tutto il possibile per cercare di salvarlo. Ci siamo affezionati a lui, abbiamo fatto il tifo insieme alla sua famiglia. E’ stato un paziente davvero speciale, che ci ha insegnato tantissimo. Ma purtroppo non c’è stato nulla da fare". L’uomo non aveva più il Covid da diversi mesi (si era negativizzato già in primavera) ma le tante complicazioni causate dal virus non gli hanno lasciato scampo.

Attualmente sono 2 i pazienti ricoverati per Covid presso il reparto di terapia intensiva a Rimini. Uno di questi è stato spostato in rianimazione (era già ricoverato per Covid) a causa di alcune complicazioni, un altro è arrivato in reparto da poco. Sono 7 invece complessivamente i i pazienti ricoverati per Covid in ospedale. In caso di un secondo picco della pandemia, l’Infermi stavolta sarà pronto e attrezzato per fronteggiare una nuova emergenza sanitaria. Il reparto inaugurato a giugno nel Dea (è il blocco dell’Infermi dove si trovano il Pronto soccorso e il dipartimento di emergenza) può vantare 18 posti in terapia intensiva e altri 16 in terapia sub-intensiva. A questi poi vanno aggiunti i posti letto negli altri reparti, infettivi compresi. In totale sono oltre 250, sulla carta, i posti di cui l’Infermi potrà disporre in caso di un nuovo picco della pandemia. Altri numeri rispetto alla situazione di marzo, quando la pandemia ha costretto l’Ausl a riorganizzare tutti i reparti e a lavorare in piena emergenza per un paio di mesi.

ma.spa.