Murales a Rimini dell’uomo che allatta, l’autore: “E’ un inno all’amore”

Parla Oliver Vicenzi, l’autore dell’immagine in via Savonarola: “Fa parte di un progetto avviato da anni per difendere le persone trans. All’anagrafe sono ancora Veronica”

Oliver Vicenzi, nome d’arte Kage, autore del murales dell'uomo che allatta a Rimini

Oliver Vicenzi, nome d’arte Kage, autore del murales dell'uomo che allatta a Rimini

Rimini, 4 aprile 2023 – Quel murales lo ha dipinto lui, Oliver Vicenzi, nome d’arte Kage, "ma sono ancora Veronica, all’anagrafe". Artista e attivista, candidato al consiglio comunale nel 2016 (per la lista Rimini in comune - Diritti a sinistra), Oliver va fiero dell’opera realizzata in via Savonarola con cui ha raffigurato un uomo che allatta un neonato. Un’immagine forte, la sua, che sta suscitando tante polemiche in città.

Il sindaco di Rimini: “Un messaggio che condivido”

Approfondisci:

Rimini, cancellato il murales dell’uomo che allatta

Rimini, cancellato il murales dell’uomo che allatta

Com’è nata l’idea del murale?

"Quel muro lungo via Savonarola era già stato usato, gli scorsi anni, in occasione del Trans day of visibility e del Trans day of remembrance , con azioni promosse da associazioni e da collettivi del territorio. Il tema era lo stesso di questa volta: l’inclusione. L’inclusione di tutti i corpi, dei temi transfemministi nei dibattiti cittadini. Il dar voce a chi viene considerato ancora un outsider nella nostra società".

Un’opera che fa parte insomma di un percorso.

"Sì. Con il centro sociale Grotta rossa, dove faccio attivismo, Pride off, Non una di meno e altri collettivi da anni trattiamo la tematica. Lo si fa con presentazioni di libri, fumetti, cineforum, dibattiti con autori e momenti di formazione. Si chiama cultura, ed è con questa grande alleata che portiamo avanti la lotta".

Quali sono state le reazioni di chi passava da lì, mentre lavorava al murales?

"Alcune negative, altre positive: le prime ti fanno venire l’orticaria, ma le seconde ti sollevano e scaldano e sono state tante. Più di quelle negative. Qualcuno ci ha ringraziato, altri ci hanno minacciato di cancellarlo o denunciarci, perché secondo loro non era bello il messaggio che stavamo dando. Ma tanti altri si sono fermati ad ammirare e ringraziare. Ho visto gli occhi tristi di uno studente, che mi chiedeva perché mai avessimo deciso di cancellare l’altro murales sulla visibilità transgender (che era stato deturpato). Abbiamo avuto anche il timore che l’opera venisse coperta o, peggio, sfregiata dalla bravata di qualcuno".

Se l’aspettava il putiferio scatenato dall’opera?

"Non credevamo che avrebbe sollevato tale polverone ma ben venga, visto che si dice che l’importante è che se ne parli. Di sicuro non è la prima volta che si affronta questo tema e non sarà l’ultima".

Alla Lega, che chiede al sindaco di rimuovere il murales, cosa vorrebbe dire?

"Alla Lega si può solo dire che l’arte, come recita la Costituzione italiana, è libera. Nel nostro murale non è rappresentato altro che un atto d’amore".

Il fatto che l’opera sia davanti a una chiesa (quella di San Nicolò) è voluto o è solo una coincidenza?

"Una causalità, non era nelle nostre intenzioni offendere. L’opera rientra nelle tappe del ’Rimini queer pride’. È un muro è visibile, ed è la visibilità che si cerca. Io non voglio essere cancellato, né dimenticato, né nascondermi. E voglio che tutti coloro che non si rispecchiano nella società patriarcale eteronormata possano sentirsi parte di una comunità. Una comunità che abbraccia, che non è fatta di bianco o nero, ma di un’infinità di sfumature. Non è censurando un dipinto che la fermeranno".