LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Murales vandalizzato. Il ‘diacono’ in tribunale con saio e crocifisso: "Ma non sono omofobo"

Davide Fabbri è accusato di aver distrutto l’opera dal titolo ‘L’uomo che allatta il bambino’, autorizzata dal Comune di Rimini sul muro di via Girolamo Savonarola, il 4 aprile del 2023

Davide Fabbri, in arte il Vikingo, davanti al tribunale di Rimini con addosso il saio. Il sedicente diacono si è accusato  di aver distrutto il murales dell’uomo che allatta

Davide Fabbri, in arte il Vikingo, davanti al tribunale di Rimini con addosso il saio. Il sedicente diacono si è accusato di aver distrutto il murales dell’uomo che allatta

Rimini, 13 settembre 2024 – "Quel murales che, per la città di Rimini era un’opera d’arte, l’ho esorcizzato a modo mio e ora sono a processo". Parola di Davide Fabbri, 58 anni di Cervia, studente di teologia che si autodefinisce "diacono esorcista". Il murales in questione è quello dal titolo ‘L’uomo che allatta il bambino’, opera autorizzata dal Comune di Rimini sul muro di via Girolamo Savonarola, il 4 aprile del 2023 e raffigurante un uomo, appunto, che allatta al seno un neonato. Secondo le accuse (basate sugli accertamenti svolti dalla Digos di Rimini), Fabbri avrebbe distrutto l’opera usando della vernice bianca. ‘L’uomo che allatta il bambino’ era stato poi ripristinato, ma il caso era diventato nazionale con una miriade di commenti politici e non solo che avevano diviso l’opinione pubblica.

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Dopo un primo rinvio nel mese di giugno, ieri mattina - davanti al giudice monocratico - si è aperto il processo per danneggiamento che vede alla sbarra Fabbri, soprannominato anche "il vikingo", con alle spalle una partecipazione da concorrente dell’Isola dei Famosi. Difeso dall’avvocato Tiziana Teodosio, il sedicente diacono (ma la Diocesi di Rimini ha più volte ribadito "che Fabbri non ha nessun legame con la Chiesa") si è presentato in aula con saio e crocifisso. In apertura di udienza, ha voluto rendere una dichiarazione spontanea, consegnando al giudice un attestato "che certifica in maniera inequivocabile il fatto che sono un diacono a tutti gli effetti".

L’udienza è quindi proseguita con l’ammissione dei testimoni: due per la pubblica accusa (un dipendente del Comune e un poliziotto della Digos), tre per la difesa. Fabbri e il suo legale hanno presentato una lista di 15 potenziali testi (tra cui alcuni nomi illustri, come quello di Vittorio Sgarbi e Vladimir Luxuria, "persone che a vario titolo hanno parlato dell’opera in questione"), ma il giudice ha chiesto di ridurre il numero a tre. Il processo è stato aggiornato al 9 gennaio 2025. Fabbri, dal canto suo, ha rivendicato "la paternità spirituale del gesto", pur non essendone l’autore materiale. "Grazie alle mie preghiere e alla mia benedizione, ho fatto in modo che quel murales venisse finalmente coperto - ha affermato -. La mia battaglia in tribunale sarà a testa alta, verso un mondo al contrario, che cerca di indottrinare alla violenza con ‘opere d’arte’, se così possiamo definirle, finalizzate a pubblicizzare questo l’abuso sui più piccoli. Il mio non è un discorso omofobo ma di buon senso e, con questo processo, voglio spiegare cosa è successo".

L’opera oggetto del contendere era stata realizzata dall’artista Oliver Vicenzi, detto Kage, che l’aveva definita "un inno all’inclusione e alla libertà". Fabbri, che ha un passato da spogliarellista ed è stato anche un concorrente dell’Isola dei Famosi, era stato condannato nel 2018 per apologia di fascismo dopo aver affisso dei manifesti di Mussolini in centro storico a Rimini. Era stato proprio ad uscire allo scoperto, con una e-mail inviata alla stampa nel quale rivendicava la paternità del blitz notturno che aveva portato alla cancellazione del murales della discordia. Nella sua rivendicazione, Fabbri si era autodefinito "maestro e guida spirituale dei cavalieri della milizia dell’Arcangelo Michele".