La proverbiale schiettezza nelle pagine del Carlino, espressa dal mio amico Sandro Giorgetti di Federalberghi, è una certezza, in questo generale mutismo sull’andamento critico della stagione in corso. È da maggio che rileviamo quanti ombrelloni vuoti siano aumentati, quante più stanze d’albergo siano con gli avvolgibili abbassati e quanti negozianti piangano per gli incassi ridotti. La crisi c’è e nasconderla non aiuta a risolverla. Si può sviare dando la colpa all’alluvione, ma qui a Rimini è stata un revival del Marecchia. Si può tentare di dire che il tempo non è stato clemente, ma è già capitato. Concordo con Giorgetti, questo andamento non riserverà giri di boa salvifici, se non si porrà mano almeno a qualche intervento tampone per l’ultima volata di agosto e settembre. Vedo, al contrario, che da parte delle varie amministrazioni c’è una tendenza ad enfatizzare risultati inesistenti o, peggio ancora, ad arroccarsi dietro al conservatorismo, come per esempio sulla obsoleta Notte rosa. Il problema di Rimini è lì sotto agli occhi da più di trentanni. Le strutture ricettive vanno ripensate e le norme devono consentire le necessarie riqualificazioni. Quelle fuori mercato vanno trasformate ad usi più consoni e compatibili con la zona turistica. Cosa si aspetta ad adeguare la vigente normativa regionale dei Condhotel al Rue? Le isole pedonali, realizzate con materiali abbastanza scadenti, specie nel lungomare Nord, sono inutili se non si pensa alle aree di sosta delle auto. Ogni località balneare del Mediterraneo è alla portata di qualsiasi località in Europa, facendo perdere a Rimini la concorrenzialità del passato. Serve un aeroporto internazionale che sappia intercettare da altri paesi e continenti nuovi flussi turistici. Occorre migliorare il senso della sicurezza, perché troppo spesso Rimini riempie le cronache dei giornali. Va affrontato radicalmente il tema del traffico, affinché anche un bolognese che impiega un’ora per arrivare al casello di Rimini Nord non ne impieghi un’altra per arrivare in hotel. Rimini è una realtà cresciuta, per alcuni temi anche migliorata, ma si porta dietro l’incapacità di aggiornarsi. Non basta tinteggiare di rosso i marciapiedi, mettere una ruota panoramica o trasformare il lungomare in un camminamento pseudoverde, lasciando tutto il resto nel caos. L’intelligenza non si nutre di slogan, ma di ripensamenti, quelli che ci auguriamo vengano attuati sulle cose che non hanno funzionato.
Marco Gobbi
Comitato Viserbapuntoeacapo