"Nel Riminese ci sono più casi perché si fanno molti tamponi"

Raffaella Angelini, direttore del Dipartimento di Igiene pubblica dell’Azienda Usl Romagna, spiega il numero maggiore di contagi rispetto al resto delle altre province della regione

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In nove giorni, sono stati 430 i nuovi contagi da Covid-19 nel Riminese. Ma a mandare in affanno l’Igiene pubblica di Rimini sono stati i cento casi registrati nella giornata di domenica: un numero che ha messo a dura prova il personale che effettua i tamponi e gli ’investigatori’ che devono tracciare tutti i contatti dei positivi in modo da isolare il più possibile il virus.

Che cosa è successo?

"Ci sono stati cento nuovi casi e il personale, alla domenica, è sempre in numero un po’ inferiore, quindi c’è stata qualche difficoltà nel completare tutta la filiera che va dall’individuazione dei casi, allo svolgimento delle indagini, al coordinamento nell’effettuazione dei tamponi. Che abbiamo comunque recuperato questa mattina (ieri per chi legge, ndr) quindi ora siamo in pari", spiega Raffaella Angelini, a capo del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl Romagna.

Quanto personale è dedicato a tamponi e tracciamenti?

"Fino a giugno c’erano 48 infermieri per l’effettuazione dei tamponi, in particolare drive through e per le indagini epidemiologiche. A questi ne sono stati aggiunti 34 da agosto fino a ora. Questi inserimenti sono graduali, in quanto vi sono tempi imprescindibili che riguardano la formazione e l’affiancamento. Queste persone in più hanno consentito di affrontare la situazione, ma non in maniera sufficiente per evitare alcuni disagi e ritardi nell’effettuazione di alcune prestazioni. Disagi per i quali ci si scusa con l’utenza. Ovviamente, con le risorse a disposizione, si cerca di far fronte prima agli adempimenti più urgenti, come le diagnosi e il contact tracing".

Avete intenzione di rafforzare il personale o no?

"Sì. E’ stato concluso martedì un concorso per assistenti sanitari quindi ci saranno ulteriori risorse. Nel frattempo si stanno dirottando tutte le risorse possibili da altri servizi verso l’Igiene pubblica".

Pensa che in questo modo l’attività di altri reparti ospedalieri possa essere ridotta?

"Al momento no, lo escludo. Siamo ben lontani dalla situazione che si è verificata in primavera e molto distanti anche da quella attuale della Lombardia. E’ chiaro che sto parlando di quello che accade oggi".

Dottoressa, corrisponde al vero che nel Riminese ci sono più casi di contagio che nel resto della Regione?

"Le differenze non sono abissabili ma c’è una incidenza più alta, questo è vero. Come è altrettanto vero che a Rimini il numero di tamponi è molto alto, quindi si individuano più casi".

Riesce a fare una previsione sull’andamento dei contagi?

"No, il futuro non è prevedibile. Possiamo parlare solo della situazione attuale ma, naturalmente, la speranza è che il picco inizi a scendere. E’ possibile che le persone comincino ad avere più paura, quindi a osservare le regolare sanitarie in modo più stringente e che i provvedimenti presi da governo e istituzioni diano presto i loro risultati".

Monica Raschi