"Nicola viveva nel terrore del vicino Era stato minacciato con una falce"

L’avvocato Erbetta svela nuovi retroscena sul rapporto tra la vittima e il suo assassino: "Il delitto poteva essere evitato: ho segnalato la situazione al Comune, nessuno è intervenuto"

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Nicola Donadio, il 50enne ucciso all’alba di mercoledì scorso nel piazzale del depuratore di Misano, viveva da tempo nel terrore di Edi Žegarac, il 54enne che ha messo fine alla sua vita, colpendolo ripetutamente in testa con un bilanciere da palestra. Emergono nuovi retroscena sull’omicidio dell’autista originario della provincia di Potenza e sul suo rapporto conflittuale con il vicino di casa. A rivelarli è l’avvocato Mario Erbetta, secondo il quale il delitto "poteva essere evitato".

"Il 26 luglio scorso – spiega il legale – Donadio venne da me in studio per comunicarmi che il 24 giugno era stato aggredito dal suo vicino e aveva sporto querela. Mi raccontò che il vicino, come al solito, faceva la doccia fuori dalla sua roulotte e che così facendo aveva fatto entrare l’acqua dalla finestra del suo prefabbricato". È a questo punto che affiora un particolare inquietante. L’uomo, riferisce Erbetta, avrebbe minacciato Donadio "brandendo una falce, poi appoggiata per terra, prima di aggredirlo facendolo cadere due volte e rompendogli il telefonino dopo che aveva chiamato il 112". Da quel giorno, secondo Donadio, Žegarac non avrebbe più smesso di "mettere in atto quei comportamenti, facendomi vivere nel timore". Una preoccupazione espressa, nero su bianco, anche nella denuncia presentata ai carabinieri. "Le informazioni uscite sulla stampa di un ambiente quasi idiliaco del campo e di una semplice scaramuccia con caduta del Donadio non rappresentano la drammaticità degli eventi – puntualizza Erbetta –. Dopo il racconto il mio assistito mi spiegò che gli assistenti sociali gli avevano dato come alloggio quel prefabbricato in attesa di una casa popolare. Su suo mandato inviai sempre il 26 di luglio una diffida al Comune di Misano mediante pec con allegata la querela sporta in cui invitavo il sindaco di Misano ad allontanare l’aggressore con la sua roulotte o a trovare una nuova sistemazione per Donadio". La missiva, tuttavia, è rimasta "senza risposta". "Questo omicidio – prosegue il legale – si doveva e poteva evitare ma la solita inerzia amministrativa e degli uffici sociali con la relativa sottovalutazione del caso ha inciso pesantemente. Se si fosse ascoltato il grido di aiuto di quest’uomo a quest’ora sarebbe ancora tra di noi".

Erbetta descrive Donadio come "una bravissima persona, padre di quattro figli: era un invalido al 67% con serie problematiche di locomozione al punto che per lunghi periodi ha dovuto camminare con le stampelle nei momenti acuti della sua malattia (artrite sporiasica attiva che veniva curata con chemio di immunosoppressori). Pur divorziato, lavorava duramente per poter sostenere i suoi quattro figli al punto che pur con estrema fatica guidava i camion della spazzatura pur di avere uno stipendio. Una persona abbandonata e inascoltata dalle istituzioni che lascia la sua famiglia e i suoi quattro figli che auspico vengano aiutati in questo momento".

È invece atteso per oggi l’interrogatorio di garanzia di Žegarac, reo confesso del delitto, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù. L’uomo ha già ammesso, prima con i carabinieri della compagnia di Riccione che lo hanno arrestato e poi con il sostituto procuratore Luigi Sgambati, di essere stato lui a colpire Donadio con il bilanciere. La procura, al momento, non contesta la premeditazione. Žegarac, cittadino italiano originario della Slovenia, ex seminarista con studi classici alle spalle e una grande passione per i libri e la filosofia, ha anche riferito che non si sarebbe appostato fuori dalla casa di Donadio con l’intento di assalirlo: il suo scopo, ha spiegato, era quello di avere un chiarimento, di convincerlo a rinunciare alla querela. Il gip ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima: ad occuparsene sarà il medico legale Guido Pelletti.

Lorenzo Muccioli