di Mario Gradara
"Un bagno di sangue". Rischia di costare carissimo il giro di vite nel periodo natalizio deciso dal Governo causa pandemia, pur con il via libera agli spostamenti interni a una stessa regione tra 21 dicembre e 6 gennaio (esclusi i giorni ’clou di Natale, Santo Stefano e primo gennaio, Capodanno). Su scala nazionale il solo addio al tradizionale cenone di fine anno fuori casa - che colpirà quasi 6 milioni di italiani - secondo Coldiretti - segnerà un ’buco’ di mezzo miliardo di euro per alberghi, ristoranti e agriturismi. A Rimini Federalberghi stima, per l’intero periodo natalizio, dal primo dicembre al primo gennaio (quello che era denominato ’Il Capodanno più lungo del mondo’) un mancato fatturato, indotto compreso, che sfiora i venti milioni di euro.
Nel dicembre 2019 le presenze turistiche (pernottamenti) registrate da Rimini furono 170.142. "Nel periodo intorno a Capodanno – sottolinea la presidente Patrizia Rinaldis – avevamo oltre 500 alberghi aperti, con percentuale di riempimento quasi al 100 per cento per tre giorni, a prezzi medi sugli 80-90 euro al giorno a persona, cenone compreso". Il che porta a una fatturato teorico sui 12 milioni di euro, che sale a 15-20 nell’intero mese. A questa cifra stimata va sommato l’indotto - ristoranti, bar, negozi, locali da ballo, eventi - che tradizionalmente ’pesa’ per il 40 per cento, tra i 7 e i 9 milioni di euro, cenone compreso. Chiaro che il flop, cioè i mancati incassi, dipenderanno da quante presenze turistiche si registreranno quest’anno. "Un anno fa a inizio dicembre c’erano già un centinaio di strutture aperte – prosegue Rinaldis – a fronte dei 15-20 alberghi aperti oggi a Rimini. Gli altri stanno decidendo in questi giorni se valga la pena di aprire i battenti per pochi giorni, data la cancellazione di fiere e congressi, coi costi collegati, per il solo Capodanno, con cenone cancellato e pasto da servire obbligatoriamente in camera. Molto dipenderà dalla voglia di evadere da parte dei cittadini della nostra regione, vedremo". L’ipotesi più ottimistica prevede tra i 100 e i 150 hotel aperti a Rimini. Quella meno ottimistica si ferma alla trentina. Tradotto, significa contrazioni di turisti stimate tra il 60 e l’80 per cento. Fatturato ad oggi quasi azzerato per circa 90 agriturismi della provincia, una ventina dei quali aderisce a Coldiretti. "Tira avanti in qualche modo – spiega il vicedirettore Giorgio Ricci – chi fa vendita diretta dei propri prodotti. Ma le aziende che lavoravano fornendo vini, prodotti tipici, olio a ristoranti e alberghi, sono al lumicino. E’ un colpo durissimo all’economia di queste piccole aziende a conduzione familiare". Quanto al cenone di Capodanno, secondo Coldiretti a pesare è anche la decisione del coprifuoco di fine annno dalle 22 allle 7 del mattino seguente. "La scelta di blindare gli italiani – conclude Ricci – nel proprio comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le nostre strutture agrituristiche, collocate soprattutto in piccoli borghi o isolate con una clientela che proviene dalle città più grandi e dai paesi limitrofi". i