
Edda Negri Mussolini, nipote del Duce ed ex sindaco di Gemmano Nel riquadro Villa Mussolini a Riccione
Rimini, 23 maggio 2025 – “Riccione e Mussolini sono legati. Cancellare il nome del nonno non servirà a nulla”. Edda Negri, nipote di Benito Mussolini, ha voluto aggiungere quel cognome al suo perché i legami restano tali. La revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, votata dal consiglio comunale di Riccione, “assume la forma di un atto politico”.
Cos’è cambiato dopo il voto del consiglio?
“La storia non si cancella, quanto ha fatto il nonno per Riccione resta un fatto storico di cui rimangono le testimonianze. Vedo la revoca più come una mossa puramente politica che altro. E mi chiedo perché oggi e non ieri. Sarebbero stati certo più legittimati a muoversi in quella direzione i partigiani che diventarono amministratori negli anni del dopoguerra. Invece non accadde, come non accadde nei difficili anni ‘70 e ‘80. Oggi invece c’è una corsa a revocare le cittadinanze onorarie al nonno in giro per l’Italia”.
Ma Riccione è un caso a parte.
“Appunto. Non stiamo dibattendo di una onorificenza che venne data come in tantissimi altri comuni nel 1924, quando Mussolini era alla guida del governo. Con Riccione c’è stato un legame particolare. L’autonomia arrivò nel 1922 e fu uno degli atti firmati dal nonno, tanto che la cittadinanza gli giunse nel 1923 e presumibilmente fu un atto di riconoscimento”.
Non è l’unico legame. Oggi teme per Villa Mussolini?
“L’aver revocato la cittadinanza può essere un atto che apre la strada a chi vorrebbe cambiare il nome a Villa Mussolini. Io, tuttavia, mi chiedo perché farlo... Verranno più turisti? Cosa vogliono cambiare? La storia è storia, come possono pensare di cancellarla? Nei libri continuerà a esserci tutto scritto. Vorrei dire di più…”.
Prego.
“Se fossero realmente coerenti allora cancellassero i segni e i legami del nonno con Riccione. Ciò non significa cambiare nome alla Villa, ma raderla al suolo. Ma non potrebbero fermarsi lì, dovrebbero demolire anche quanto è nato in città in quel periodo storico a cui diede impulso la presenza del nonno a Riccione”.
Altrimenti?
“La revoca della cittadinanza, come stanno facendo altri comuni, appare come una moda, forse per farsi pubblicità”.
Dove pensa si arriverà?
“Non saprei, ma quello che vedo è un crescendo d’odio. Anche nei decenni più controversi nel Dopoguerra non si avvertiva questo clima. Ricordo che nel 1983, in occasione del centenario della nascita del nonno, Vittorio girò l’Italia per raccontare la storia di famiglia. E nessuno disse che non doveva farlo. Oggi invece, quando presento il mio libro, che altro non è se non una storia di una famiglia vista dal suo interno, ricevo continue minacce”.
Si sente in pericolo?
“Non è semplice quando leggi sui muri farai la fine del nonno, oppure nelle librerie girano il tuo libro a testa in giù, o mi dicono ti portiamo a piazzale Loreto. La cosa che mi fa pensare è che a gridarmi quelle cose sono giovani nati in questo millennio. Ragazzi e ragazze che non conoscono la storia, ma hanno imparato ad odiare. Mia nonna mi ha insegnato a non odiare, a cercare la pacificazione attraverso il dialogo. Oggi pare che nessuno la voglia, la pacificazione”.