No vax Rimini, l'infettivologo: "In ospedale già gravi per le cure alternative"

L’allarme di Carlo Biagetti: "Molti di loro finiscono direttamente dal Pronto soccorso alla terapia intensiva"

Carlo Biagetti, responsabile malattie infettive Ausl Romagna, mentre si vaccina

Carlo Biagetti, responsabile malattie infettive Ausl Romagna, mentre si vaccina

Rimini, 12 dicembre 2021 - I ricoveri per Covid aumentano, a Rimini e in tutta la Romagna. A breve gli ospedali torneranno al livello rosso, quello di massima allerta, anche se al momento si cerca di non ridurre né gli interventi chirurgici né tutta l’attività sanitaria non legata al Covid. Sono oltre 80 attualmente i pazienti Covid ricoverati a Rimini, di cui 11 in terapia intensiva. Non tutti sono all’Infermi: 29 si trovano alla clinica Villa Maria, per allentare così la pressione sull’ospedale. "A Rimini paghiamo lo scotto di una popolazione meno vaccinata rispetto al resto della Romagna", osserva Carlo Biagetti, infettivologo e responsabile dell’Ausl del programma per la gestione del rischio infettivo.

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I non vaccinati, tra i pazienti ricoveri, continuano a essere la stragrande maggioranza. "A Rimini rappresentano oggi il 69% dei ricoverati. Nel resto della Romagna la percentuale cala di un 10%. Abbiamo a che fare ormai con due tipi di malati: i vaccinati, che in molti casi hanno lievi sintomi, e i non vaccinati, che arrivano in ospedale nelle condizioni più critiche". Ci sono anche giovani tra quelli attualmente ricoverati? "Sì, abbiamo alcuni ragazzi sotto i 30 anni, e diversi 40enni e 50enni. Ma il problema, al di là dell’età, è che tanti non vaccinati quando arrivano in Pronto soccorso sono subito trasferiti in terapia intensiva o sub-intensiva, per lo stato in cui si trovano". L’aumento dei ricoveri dipende solo dai No vax? "In gran parte sì, specie a Rimini. Chiaro: con il rialzo dei contagi ci aspettavamo anche un aumento dei ricoveri. Ma con molti dei non vaccinati il problema è come affrontano la malattia".

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Non si curano come dovrebbero? "Ce ne sono alcuni che nemmeno chiamano il medico di famiglia, dopo aver scoperto di essere positivi. Altri invece si sono curati con terapie e farmaci alternativi, che non servono a nulla contro il Covid, e poi finiscono in ospedale. E tra questi ci sono persone che hanno già fattori di rischio, perché soffrono di obesità o altre patologie. Quindi: non solo non si sono vaccinati, ma nemmeno hanno seguito le buone pratiche dopo la scoperta del contagio". L’attenzione in questo momento quindi rivolta soprattutto alle persone non vaccinate? "Sono quelle che presentano il quadro clinico più complicato. A loro dico: aiutateci ad aiutarvi. Il vaccino è tra le armi fondamentali contro il Covid, ma una volta presa la malattia occorre fidarsi delle cure a disposizione. Come il trattamento con gli anticorpi monoclonali". La terapia è sempre più diffusa: funziona? "Funziona soprattutto perché riduce il rischio di malattia grave nei soggetti più a rischio. Soltanto nell’ultimo mese abbiamo utilizzato i monoclonali per 80 pazienti a Rimini, 33 a Forlì-Cesena e altrettanti a Ravenna".