NOI RIMINESI

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La capisco: il caldo può dare alla testa. E quando soffia il ‘garbino’ a Rimini è un disastro. Ma non c’è da temere: per ora sembra si possa escludere l’incursione dei vigili in salotto. Lei desidera stare al fresco e nessuno la condannerà per questo. Basta poi non lamentarsi per la maxi bolletta, il buco dell’ozono, i ghiacciai che si sciolgono, la pernice che scompare. Insomma, spariamo l’aria condizionata come se non ci fosse un domani. Tanto il prezzo lo pagheranno i nostri figlinipoti. Anzi, già che ci siamo quando sarà ottobre alziamo il termostato del riscaldamento: 30 gradi come a Miami, che poi ci pensa Putin a riscuotere. Per carità, nessuno di noi ha la vocazione al martirio. Ma tentare di arginare i consumi, a prescindere dalla guerra e dall’emergenza climatica, non è chiedere tanto. Le confesso che anche al Carlino teniamo il condizionatore acceso, ma con moderazione. Alcuni giorni fa mi è capitato di viaggiare in treno e ho avuto l’impressione di transitare dalla Siberia, tanto era bassa la temperatura a bordo. La verità è che non si trova un cristiano disposto a rinunciare a quasi nulla. Finché dura.