"Non dobbiamo dividerci tra opposte tifoserie"

Petitti: "La sinistra deve sapere interpretare il malessere sociale facendolo diventare azione concreta"

Migration

Stefano Bonaccini è pronto e scenderà in campo questa mattina nella "sua" Campogalliano. Elly Schlein è ai nastri di partenza ma non ha ancora sciolto le ultime riserve. Il governatore dell’Emilia Romagna brucia così sul tempo tutti gli altri aspiranti segretari Pd che per motivi tattici hanno preferito attendere.

La presidente del consiglio regionale Emma Petitti riflette sulla situazione: "Veniamo da 15 anni in cui si è chiesto di scegliere il nuovo segretario, ne abbiamo cambiati 10 così senza mai discutere i nodi di fondo sui quali la pensavamo diversamente al nostro interno. Così i messaggi all’esterno erano contraddittori e contrastanti".

A cosa si riferisce?

"Penso alla questione migratoria considerando la politica di Minniti sulla Libia o il Jobs Act rispetto al nostro rapporto con le parti sociali ed in particolare con il mondo del lavoro e le partite Iva. Oppure il rapporto tra il reddito di cittadinanza e quello di inclusione con le politiche attive del lavoro, la lotta all’evasione e non i condoni o le liberalizzazioni del contante, quelli che stanno con i precari e non solo con la Gig economy".

La strada da seguire?

"Ora che abbiamo definito in assemblea modi e tempi facciamo un percorso corretto, aperto, veramente inclusivo e costituente. Non dobbiamo essere chiusi, autoreferenziali e parlare esclusivamente al nostro interno e dividendoci tra le tifoserie di chi sta con ‘questo’ o con ‘quest’altro candidato’, facendo del congressi una questione di mero posizionamento attorno al potenziale vincitore per ritornare a dividerci comunque il giorno successivo ma all’opposizione, apriamoci con spirito di inclusione".

Da dove si parte?

"Dalle questioni di fondo, dai valori della sinistra e del campo progressista, tenendo unita una comunità di elettori dispersa tra chi sta dentro, chi sta fuori, chi vota altro e chi non ci vota più.

È una problema di senso. E noi dobbiamo rimetterci in cammino e mettere al centro la giustizia sociale, la giustizia democratica legata al potere e al rapporto tra generi e generazioni e la giustizia ambientale".

Come vede il futuro del partito?

"Il governo è un mezzo di cambiamento della società e non è mai un fine in sé per l’esercizio di un potere senza popolo. Dobbiamo decidere se volere essere un partito residuale, elitario e da ztl o se abbiamo ancora l’ambizione di volere essere il partito popolare che siamo stati, quello dei 12 milioni di elettori e non quello dei 5 milioni attuali e ancora in discesa di consensi.

Oggi che siamo all’opposizione dobbiamo ripartire dalla questione sociale, dal lavoro, dalla scuola, dalla sanità. Occorre rimuovere gli ostacoli di ogni ordine e grado onorando l’art. 3 della Costituzione. La sinistra deve sapere interpretare il malessere sociale facendolo diventare azione concreta e riprendendo il propri cammino in Italia e in Europa".