Nonna uccisa a Riccione. "Non volevo", tre giorni prima Berilli era andato dai carabinieri

Il nipote della vittima voleva denunciare una 'congiura' famigliare. "Mi costringono a prendere i farmaci che mi stanno rovinando la vita"

Alessio Berilli, 42 anni, nell'auto dei carabinieri

Alessio Berilli, 42 anni, nell'auto dei carabinieri

Riccione, 9 gennaio 2020 - Tre giorni prima di uccidere la nonna, Alessio Berilli si era presentato alla caserma dei carabinieri di Misano. Dove aveva raccontato ai militari che i suoi genitori lo costringevano ad assumere farmaci contro la sua volontà. "Quelle medicine mi stanno rovinando la vita" aveva detto il 42enne che però nel riferire il nome della madre ai carabinieri aveva fatto quello di Rosa Santucci. Segno della confusione nella testa dell’uomo che da martedì sera è agli arresti nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Rimini con l’accusa di aver ucciso la nonna di 88 anni al termine di una lite (video). La donna è stata trovata senza vita nell’appartamento che divideva proprio con il nipote, con una profonda ferita sull’arcata sopraccigliare destra. Berilli, da quasi 20 anni in cura presso il centro di igiene mentale di Riccione con la diagnosi di schizofrenia affettiva, in stato di grande agitazione aveva bussato alla porta di una vicina per chiedere aiuto. "Mia nonna è caduta per terra e non si rialza". Nella palazzina di viale Chieti sulle colline di Riccione era arrivata subito l’ambulanza del 118, poi anche i carabinieri di Riccione guidati dal capitano Luciano Colombari e il pm Luca Bertuzzi.

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Il nipote inizialmente aveva raccontato che stava giocando con la nonna quando la donna era caduta a terra e lui addosso a lei. Una versione che non aveva convinto gli inquirenti. Durante l’interrogatorio in caserma alla presenza dell’avvocato Stefania Lisi, Berilli aveva cambia versione. Un racconto fatto da una persona affetta da problemi psichici, come se non avesse la percezione delle sue azioni. In maniera asciutta, senza manifestare rancore o pietà verso la nonna, ha spiegato di averle chiesto dei soldi. Pochi euro, niente di che. Una richiesta, l’ennesima, che però avrebbe innervosito la signora Santucci. "Basta, sai solo chiedermi i soldi" avrebbe risposto la donna, secondo la ricostruzione fatta dal 42enne. A questo punto sarebbe scoppiata una lite: Berilli ha spiegato che la nonna gli avrebbe afferrato le braccia gridando. "Era aggressiva, volevo solo difendermi. Avevo rabbia dentro, ma non volevo ucciderla" ha detto il nipote. Che secondo le sue parole avrebbe messo la mano sulla faccia della donna e avrebbe iniziato a premere con il pollice sull’occhio. Rosa Santucci a quel punto è crollata a terra sbattendo violentemente la nuca.

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Oggi il pm Bertuzzi disporrà l’autopsia sul corpo della donna per capire se a causarne la morte sia stata quella pressione esercitata sull’occhio destro oppure se sia da attribuire alla caduta sul pavimento. L’esame, che dovrebbe essere svolto già in giornata, è stato affidato alla dottoressa Loredana Buscemi. Ma il sostituto procuratore chiedere al giudice anche di disporre una perizia psichiatrica su Alessio Berilli per capire le sue capacità di intendere e volere. I suoi famigliari hanno ripetuto che il 42enne non era mai stato aggressivo con nessuno, tantomeno con la nonna con la quale condivideva la casa da circa un anno. Nei giorni che hanno preceduto l’omicidio non erano avvenuti fatti anomali. Le richieste di soldi da parte dell’uomo, sempre piccole cifre, erano abbastanza frequenti ma mai con modi violenti o minacciosi. E prima di martedì non erano mai stata fonte di litigi tra nonna e nipote. Lui la accusava di obbligarlo a prendere le medicine e nei giorni in cui doveva prendere i farmaci, i rapporti erano più complicati tra i due. Ma nulla che lasciasse presagire alla tragedia che si è materializzata martedì mattina. © RIPRODUZIONE RISERVATA