Tornano a salire gli ingressi di migranti nel Paese, e in Riviera si riaffaccia lo spettro degli hotel destinati all’accoglienza. Per il momento la Prefettura ha scritto ai Comuni del Riminese, chiedendo di partecipare alle nuove esigenze che i flussi migratori stanno imponendo, attraverso un’equa distribuzione sul territorio. Quanti saranno gli arrivi previsti nela nostra provincia al momento è un dato che la Prefettura non fornisce. Resta il fatto che, a prescindere dai numeri che saranno stabiliti dal ministero, si apre ancora una volta il tema delle strutture dove ospitare i migranti. "Già con il precedente prefetto, Giuseppe Forlenza, come amministrazione comunale avevamo scritto manifestando la richiesta di non utilizzare strutture in un contesto ricettivo turistico – premette l’assessore Kristian Gianfreda –. Non si tratta di evitare il contatto con l’ambito più prettamente turistico della città, quanto della necessità di creare le condizioni per la migliore integrazione. Mettere gruppi di migranti in una zona a due passi dal mare, turistica, crea diversi problemi e rende più complicato integrarli progressivamente". L’altro aspetto che il Comune di Rimini vorrebbe fosse rispettato è quello "dell’equa distribuzione sul territorio provinciale", un messaggio a tutti i Comuni affinché ognuno faccia la propria parte.
A oggi sono 7 gli enti e le cooperative che si sono fatti avanti al bando della Prefettura per ospitare i migranti in arrivo. Alcuni sono soggetti storici come la Papa Giovanni XXIII che in questi giorni accoglie circa 70 stranieri a fronte di una capacità di poco superiore. Non è un caso isolato. Un po’ tutte le realtà hanno al momento le strutture occupate come è logico che sia. Per accogliere numeri superiori servirebbero nuovi edifici, ma trovarli in questo periodo dell’anno, con l’estate che si avvicina, diventa molto complicato.
Per di più, sottolinea l’assessore "ci sono le nuove modalità dei bandi che ci fanno riflettere. Ad esempio si parla di un educatore ogni 50 migranti, meno rispetto al passato. Con questi numeri è logico pensare che i soggetti deputati all’accoglienza decideranno di puntare su strutture grandi, che però comportano una forte concentrazione numerica di migranti, cosa che mi preoccupa. Con meno attenzione diventa più complicato parlare di integrazione. Mentre è fondamentale seguire le persone a partire dalla conoscenza della lingua italiana per avere comprensione dei diritti e dei doveri. Per quanto ci riguarda, come amministrazione comunale saremo propositivi e attenti, ma le decisioni spettano alla prefettura". Attualmente in tutta la provincia le strutture delle cooperative accolgono tra i 550 e i 600 migranti o profughi nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Alcuni anni fa quando esplosero le rotte che dalla Libia giungevano sulle coste italiane, in provincia si arrivò a circa 1.300 migranti arrivati nel corso di mesi. E’ stata improvvisa, invece, l’emergenza che si è vissuta circa un anno fa quando furono migliaia gli ucraini che cercarono un rifugio in Riviera scappando dalla guerra.
Andrea Oliva