Obbligo bancomat, il nodo delle commissioni

Dal 30 giugno sanzioni a chi rifiuta i pagamenti elettronici. Commercianti e ristoratori: "Sulle piccole spese i costi azzerano i guadagni"

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di Mario Gradara

"Puntare sulla sanzione per l’esercente non giova a nessuno, occorre metterlo in una posizione di vantaggio rendendogli conveniente l’utilizzo del Pos. Non possiamo sobbarcarci anche l’onere delle percentuali da versare alle banche". Giammaria Zanzini, presidente provinciale Federmoda, boccia senza appello l’anticipo di sei mesi annunciato dal governo, da dicembre a giugno, del pagamento obbligatorio con il Pos, quindi bancomat, prepagata o carta di credito, per le attività economiche, negozi, bar, ristoranti, alberghi... Con multe all’operatore di 30 euro più il 4% del valore della merce. Un misura nel segno della lotta all’evasione fiscale.

"Premesso che non condividiamo l’obbligatorietà del pagamento elettronico – attacca Mirco Pari, Confesercenti –, visto tra l’altro che ormai quasi tutte le attività economiche hanno Pos in dotazione e lo usano, se il governo lo imporrà dovrà farsi carico delle commissioni. Non si può introdurre un nuovo onere a carico dei settori economici già in grande difficoltà, tra conseguenze economiche del Covid e rincari energetici. Le sanzioni non hanno senso. E le commissioni vanno azzerate". "Non possiamo lavorare per le banche, le commissioni sui pagamenti vanno tolte – tuona Gaetano Callà, Fipe Confcommercio –. Il Pos obbligatorio è un cappio al collo di un settore in ginocchio. Personalmente finché posso accetto il contante, pazienza se mi becco una multa". "Non è normale che un pagamento di 25 euro negato con carta elettronica un commerciante debba pagare una multa da 31 euro – rincara Zanzini –. Invece di pensare alle sanzioni per i settori produttivi, sarebbeo meglio che il governo si occupasse del deficit infrastrutturale, reti fisiche e digitali , che ci fa bruciare 70 miliardi all’anno di export. O che pensasse ai 200 miliardi l’anno che, dati dell’ufficio studi della Cna di Mestre, ci costa lo Stato tra sprechi e inefficienze. Una cifra più che doppia di quella dell’evasione fiscale". "Anche la transazione deve essere immediata sul conto corrente – insiste –, oggi i soldi incassati con il Pos impiegano 2-3 giorni per arrivarci: decisamente troppi". Zanzini chiede poi da subito "la gratuità del Pos per piccole spese, dal caffè al pacchetto di sigarette". Infine cala l’asso: "Ieri c’è stato un blackout dei Pos, con diversi commercianti del Riminese che hanno chiesto il pagamento in contanti ed i clienti, non avendo il denaro con sè, hanno lasciato in negozio la merce. Chi pagherà il mancato incasso?"