Omicidio di Rimini, il giovane ucciso con due colpi di pistola

L'autopsia ha rivelato come è morto il senegalese Makha Niang.Il 27enne aveva lavorato come aiuto cuoco in un noto ristorante. Due fermi dei carabinieri, ma non sarebbero legati alla vicenda

Omicidio a Rimini, nel rquadro la vittima Makha Niang (Migliorini)

Omicidio a Rimini, nel rquadro la vittima Makha Niang (Migliorini)

Rimini, 19 aprile 2018 - Makha Niang, il 27enne senegalese trovato cadavere l'altra notte sul lungofiume degli Artisti - la passeggiata che taglia il ponte di via Coletti a Rimini - è stato ucciso con due colpi di pistola di piccolo calibro. Lo ha rivelato l'autopsia condotta dal professore Giuseppe Fortuni nominato dalla Procura di Rimini.  Due fermi sono stati eseguiti dai carabinieri ieri, ma secondo le prime informazioni non sarebbero riconducibili direttamente alla morte di Niang.

Due i colpi di pistola che hanno raggiunto il ragazzo e che in un primo momento non sono stati notati né dagli investigatori della polizia né dal medico legale intervenuto sul posto per constatarne il decesso. Uno ha trapassato il torace provocando la morte per emorragia interna, l'altro ha rotta la gamba destra. Il giovane era riverso a terra, a circa cinque metri da una panchina, sotto cui sono state trovate tracce di sangue.  La Procura indaga per omicidio.

Il 27enne sarebbe morto tra la mezzanotte e 2, in quel lasso di tempo un residente in zona avrebbe raccontato alla polizia di aver udito due colpi di arma da fuoco.

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A scoprire il corpo è stato un ragazzo albanese che tornava in bici da Riccione, intorno alle due e mezza. Lo straniero si è subito fermato e ha cercato di scuoterlo, ma rendendosi conto che non c’era nulla da fare ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, una Volante della polizia e gli uomini della scientifica. Le indagini, affidate alla Squadra mobile, sono coordinate dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli. 

Il 27enne è stato definito dagli investigatori «un bravo ragazzo», senza precedenti e nessun legame con il mondo dello spaccio. Fino a dieci giorni fa lavorava in un noto ristorante del lungomare come aiuto cuoco e lavapiatti, oltre ad aver collaborato in un’attività di Riccione. Grazie al suo lavoro mandava i soldi alla famiglia in Senegal, dove sei mesi fa si era sposato. Nel suo Paese d’origine viveva anche la mamma, invece il padre e il fratello si erano trasferiti a Rimini e ieri hanno conferito il mandato all’avvocato Massimiliano Orrù per seguire la vicenda.

La vittima abitava da tempo in un appartamento in via Sanremo con tre connazionali. Proprio i coinquilini, con cui è stato in compagnia l’altra notte fino alle 23.30, non vedendolo tornare si erano preoccupati, e uno di loro gli ha telefonato verso le 2. Ma ormai qualcuno aveva messo fine alla vita del loro amico.