Omicidio Rimini, nessuna pietà per Cristina Peroni: massacrata con 30 coltellate

La ferita alla giugulare è stata fatale per la donna aggredita a Bellariva davanti al figlio di cinque mesi. Il compagno di 47 anni rinchiuso in carcere: "Non voleva farmi tenere il bimbo in braccio"

Rimini, 27 giugno 2022 - Trenta coltellate. Inferte con una violenza inaudita. Una di queste diretta alla giugulare. Le altre al petto, alle braccia, ai fianchi. Poi i colpi di mattarello, pure questi violenti, al capo. È morta così Cristina Peroni, 33 anni, ammazzata sabato mattina nella casa di via Rastelli a Bellariva. Un femminicidio per il quale è stato arrestato, con l’accusa di omicidio volontario aggravato, il 47enne Simone Benedetto Vultaggio. Erano compagni, Cristina e Simone, ma la loro era una relazione che chi li conosceva definiva "turbolenta". Lei voleva lasciarlo per sempre. Lui l’avrebbe massacrata dopo l’ennesimo litigio. La coppia aveva un figlio di cinque mesi, "ma Cristina non me lo fa nemmeno tenere in braccio", avrebbe raccontato Vultaggio agli inquirenti. Voleva passare più tempo con il figlio, il 47enne riminese. La compagna era tornata a Rimini dopo un periodo trascorso a Roma, la sua città. Ma il rapporto tra i due non era affatto migliorato. Fino all’ultimo litigio, finito in tragedia.

L’uomo avrebbe utilizzato un coltello da cucina. Sferrando circa trenta fendenti, di cui uno alla giugulare di Cristina Peroni. Questa l’ipotesi del medico legale a cui il sostituto procuratore Luca Bertuzzi, che coordina l’indagine, ha chiesto una prima analisi autoptica. Inoltre il magistrato ha disposto i test tossicologici su Vultaggio per capire se l’uomo fosse o meno sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando si è consumato l’omicidio della convivente, con il figlio di 5 mesi nella stanza accanto. Secondo gli investigatori il coltello sarebbe l’arma del delitto e il mattarello potrebbe essere servito soltanto per stordire la donna. Proprio le diverse coltellate spiegherebbero perché Vultaggio era imbrattato di sangue dopo il delitto. Sono ipotesi che gli investigatori della squadra mobile della questura di Rimini, diretti da Mattia Falso, stanno formulando in attesa che il 47enne dia la sua versione dei fatti. Quel che risulta è che i colpi sono stati inferti con estrema violenza, tanto che la prima ispezione cadaverica ha rilevato come molte delle ferite riportate dalle 33enne avrebbero potuto essere fatali. "L’ho ammazzata io, arrestatemi", avrebbe detto Vultaggio ai poliziotti arrivati in via Rastelli subito dopo il delitto.

L’uomo di fatto non ha ancora raccontato alcunché su quanto accaduto: le sue dichiarazioni sono solo quelle rese ai vicini di casa subito dopo il delitto con cui rassicurava sulle condizioni del figlio. "Sta bene". Interrogato nel pomeriggio di sabato dal pm Bertuzzi, Vultaggio – difeso dall’avvocato Alessandro Buzzoni del foro di Rimini – si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si trova in carcere ai Casetti, sorvegliato a vista: stamattina il suo legale andrà a fargli visita, mentre nel pomeriggio l’avvocato vedrà i genitori dell’uomo. Sabato, invece, sono arrivati a Rimini i familiari di Cristina Peroni (i genitori e la sorella), sconvolti per quanto accaduto. Hanno già fatto rientro a Roma.

L’interrogatorio di garanzia dovrebbe tenersi nella giornata di domani. In casa del 47enne i poliziotti hanno trovato in uno zaino – che è stato posto sotto sequestro – una sorta di pistola artigianale e 108 cartucce. Vultaggio è stato titolare di porto d’armi rilasciato nel 2009 che risulta scaduto. Aveva chiesto aiuto a uno psicologo, l’uomo. Era seguito dal centro di salute mentale di Rimini. Il figlio di 5 mesi è stato affidato ai servizi sociali.