Omicidio in hotel a Rimini, distrutta l’auto di Ivan il latitante

Prosegue la caccia al 45enne bosniaco ritenuto l’ideatore della spedizione punitiva a Bellariva

I filmati di sorveglianza della zona del pestaggio

I filmati di sorveglianza della zona del pestaggio

Rimini, 17 novembre 2021 - Venerdì scorso all’ospedale Bufalini di Cesena, Antonino Di Dato moriva a causa delle ferite riportate nel pestaggio avvenuto il 3 novembre a Rimini. A poche ore di distanza dal decesso, qualcuno distruggeva la macchina appartenente alla moglie di colui che lo avrebbe ridotto in quelle condizioni, il 45enne bosniaco soprannominato Ivan, ritenuto dagli inquirenti uno dei principali indiziati per la violenta aggressione consumata nell’hotel Emanuela di Bellariva. Si arrichisce di un ulteriore mistero la vicenda riguardante l’omicidio del 45enne napoletano, massacrato di botte da un commando composto da quattro persone. Tre di loro, Francesco Bruno Cacchiullo (difeso dall’avvocato Paola Benfenati), Costantino Lomonaco e il croato Ivan Dumbovic (difesi dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo) si trovano già in carcere, dopo essere stati identificati a tempo di record dagli agenti della Squadra mobile di Rimini, grazie anche ai riscontri arrivati dalle telecamere di sorveglianza. Ivan, l’ultimo componente del quartetto, sarebbe fuggito all’estero subito dopo il fatto, facendo perdere le proprie tracce. E’ invece rimasta in Riviera la moglie che qualche giorno fa, scendendo in strada, ha trovato ad attenderla una sorpresa che l’ha spaventata non poco: l’automobile completamente sfasciata. Forse un avvertimento, che qualcuno ha deciso di mandare dopo la morte di Antonino Di Dato? L’episodio assume dei risvolti ancora più inquietanti, se si considera che la vittima apparteneva agli ambienti della criminalità organizzata, essendo stato per molto tempo legato al gruppo guidato da Massimiliano Romaniello, che nel 2018 era stato impegnato in una guerra di camorra con il clan rivale di Ciro Contini. Anche se gli investigatori, per ora, tendono ad escludere l’ipotesi di un regolamento di conti negli ambienti camorristi. Il fuggiasco è difeso dall’avvocato Stefano Caroli del foro di Rimini, che ha nominato la dottoressa Donatella Fedeli come consulente tecnico per l’esame autoptico sul corpo del 45enne napoletano.

Ieri nel frattempo si è svolta l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli. Lunedì mattina invece erano stati ascoltati, nell’interrogatorio di garanzia, i tre arrestati, che sono ora accusati di omicidio volontario aggravato. Il terzetto avrebbe scaricato interamente la colpa sul bosniaco in fuga, che alcuni testimoni indicano come il più violento e brutale dei quattro, colui che avrebbe materialmente impugnato il bastone da trekking in metallo per colpire alla testa Di Dato. E sarebbe stato proprio lui, sempre stando alla ricostruzione emersa fino a questo momento, ad averli convinti ad accompagnarlo in hotel per esigere la restituzione di un prestito di 7.500 euro, ritenuto il movente principale dell’aggressione e del conseguente delitto. Prima di fare irruzione in albergo, alcuni degli aggressori si sarebber fermati a prendere una pizza da asporto.