Omicidio Mannina, la Cassazione cancella l’ergastolo per lo zio del killer Demiraj

Duplice omicidio: Sadic Dine dovrà essere processato di nuovo

Il processo a Demiraj

Il processo a Demiraj

Rimini, 15 luglio 2018 - Annullato l’ergastolo al pescatore albanese Sadic Dine, lo zio del killer Dritan Demiraj, per il duplice omicidio di Silvio Mannina e Lidia Nusdorfi. La Cassazione ha accolto in toto il ricorso presentato dall’avvocato Massimiliano Orrù, difensore del pescatore. Il legale si era opposto alla condanna all’ergastolo emessa in Appello, condanna che aveva ribaltato la sentenza di primo grado di assoluzione per i due assassinii.

«Il ribaltamento di una sentenza di assoluzione può avvenire solo laddove fosse stata nuovamente sentita la principale accusatrice, ossia Monica Sanchi», aveva sempre sostenuto l’avvocato Orrù, citando anche recente pronuncia della Corte di Giustizia europea e fatta propria dal nostro ordinamento penale. La Suprema Corte ha, infatti, annullato la sentenza per tutti i capi d’imputazione (con eccezione dell’occultamento di cadavere di Silvio Mannina per il quale Dine ha sempre ammesso le proprie responsabilità ed è stato condannato a cinque anni di reclusione) con rinvio alla Corte d’assise d’appello per un nuovo giudizio durante il quale dovrà essere risentita la principale teste d’accusa, ossia Monica Sanchi.

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«Sono molto soddisfatto–ha dichiarato l’avvocato Orrù– la Cassazione ha accolto il nostro ricorso che avevamo da subito motivato con la mancata audizione della principale teste per ribaltare l’assoluzione in primo grado».

Adesso per lo zio di Dritan Demiraj si aprirà un nuovo processo in corte d’assise d’appello per il duplice omicidio di Silvio Mannina e Lidia Nusdorfi, avvenuti rispettivamente il 28 febbraio ed il primo marzo del 2015. Il pescatore aveva sempre sostenuto di non essere stato là quando il nipote aveva prima torturato e poi strangolato Mannina, l’ultimo fidanzato della sua ex Lidia Nusdorfi. Era stato solo a delitto compiuto che Dritan aveva chiesto aiuto a Dine per disfarsi del cadavere. Ed ha sempre sostenuto di non sapere nulla neanche del tragico viaggio a Mozzate quando Demiraj era andato in Lombardia ad uccidere la madre dei suoi figli. La complicità del pescatore si era fermata solo all’occultamento del cadavere. Da qui la condanna a cinque anni. E quella resta. Per il duplice omicidio, invece, il processo è tutto da rifare.

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