Omicidio Mannina, "Non sono un assassino: Dritan mi ha rovinato la vita"

Parla lo zio del killer dopo la sentenza della Cassazione che ha annullato l'ergastolo

Lo zio del killer Sadik Dine con l’avvocato Massimiliano Orrù

Lo zio del killer Sadik Dine con l’avvocato Massimiliano Orrù

Rimini, 17 luglio 2018 - Sadik Dine, il pescatore albanese zio del killer Drita Demiraj, è un uomo libero. Ancora più ‘libero’ dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di ergastolo che gli era stata inflitta in Appello per gli omicidi di Silvio Mannina e di Lidia Nusdorfi, accogliendo in toto il ricorso che era stato presentato dal suo avvocato, Massimiliano Orrù. Sulla testa di Dine c’è solo la condanna a cinque anni per occultamento di cadavere, quello di Silvio Mannina.

Signor Dine, ma lei è davvero innocente?

«Io non sono un assassino come pensano gli altri. Io sono innocente, non ho ammazzato nessuno, gli assassini sono altri. Se fossi stato come mi dipingono, avrei già confessato, avrei già detto tutto, ma io non ho ucciso nessuno».

Lei non sente di avere le mani sporche di sangue? Ha pur sempre aiutato suo nipote Dritan a sbarazzarsi del corpo di un uomo, del povero Silvio Mannina...

«Io ho aiutato mio nipote a nascondere il cadavere, è vero, è questa la mia colpa più grande e mi dispiace moltissimo per quel ragazzo, non c’entrava nulla, lui era già morto quando sono arrivato là. Mi dispiace per la sua famiglia, lo ripeto e chiedo ancora perdono e scusa, ma non per aver ucciso Silvio. Non l’ho ucciso io, gli assassini sono gli altri tre».

Torniamo indietro a quel maledetto 28 febbraio 2014. Che cosa è accaduto?

«Ero a casa mia quando è arrivata Monica Sanchi. ‘Ti vuole tuo nipote’, mi ha detto. Sono andata con lui a casa sua, sono entrato in camera da letto e Dritane ha esclamato: ‘Zio, aiutami, guardami cosa ho fatto, ho ucciso un uomo’. Sul letto c’era un ragazzo, Silvio Mannina, era già morto. Dritan era fuori di testa, sono stato costretto ad aiutarlo a portare via il corpo di quel poveretto».

Come costretto?

«Ho avuto persino paura che Dritan potesse fare del male a me ed alla famiglia, non ragionava più, era un momento terribile, mio nipote non era più in sé. L’ho aiutato a sollevare il corpo, a metterlo nel tappeto e poi nell’auto, fino al lago».

Avrebbe potuto però tirarsi indietro, lasciare lì Dritan..

«Lo so, ma per me Dritan era come un figlio,mi sono trovato in difficoltà, ho avuto paura della sua reazione violenta».

Lidia Nusdorfi, però, avrebbe potuto essere salvata se lei avesse parlato?

«Io non sapevo che cosa avrebbe fatto Dritan, non lo potevo immaginare. Era innamorato folle di quella donna, mai e poi mai avrei immaginato che l’avrebbe ammazzata».

Ma il volto di Silvio Mannina non la perseguita?

«Ce l’ho sempre davanti agli occhi, non riesco a dimenticare quel corpo senza vita, ma io non l’ho ucciso, era già morto quando sono arrivato a casa di Dritan. Capisco il dramma di sua madre, di sua sorella, io sono stato incastrato da mio nipote, mi ha distrutto la vita».

Perché distrutto la vita, lei è libero?

«Mi hanno tolto i miei figli, non ho più un lavoro, è colpa di Dritan se sono finito in questa situazione terribile».

Ha mai pensato di fuggire?

«Assolutamente no, io sono innocente, non ho ammazzato nessuno, la mia vita è qui».