FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Omicidio premeditato, ecco perché “Dassilva tese un agguato a Pierina”

Mossa a sorpresa della procura, la tesi degli inquirenti: il senegalese avrebbe pianificato tutto dopo aver saputo che quella sera l’anziana sarebbe andata a pregare da sola, senza la nipote. Entro 20 giorni la richiesta di giudizio

Omicidio premeditato, ecco perché “Dassilva tese un agguato a Pierina”

Rimini, 14 maggio 2025 – Quello a Pierina Paganelli sarebbe stato un vero e proprio agguato. Un delitto pianificato, secondo la procura di Rimini, dall’unico indagato Louis Dassilva, il quale avrebbe appunto “premeditato” di uccidere l’anziana già dal pomeriggio. Secondo le accuse cristallizzate dal pm Daniele Paci nella notifica del fine indagini, infatti, Dassilva “avendo saputo che Pierina Paganelli si sarebbe recata da sola all’adunanza dei testimoni di Geova, ne attendeva il rientro e, all’interno di un vano privo di illuminazione elettrica, le infliggeva 29 coltellate”.

Aggiornamento: Dassilva resta in carcere, il Riesame conferma ancora: tutti i motivi della decisione

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Louis Dassilva è accusato di omicidio volontario pluriaggravato

Per gli investigatori, insomma, la premeditazione di Dassilva risalirebbe già al pomeriggio del 3 ottobre 2023, quando Louis si era recato nell’appartamento di Manuela Bianchi per scambiare alcune parole con l’amante e il fratello di lei, Loris Bianchi, giunto in via del Ciclamino per cenare con la sorella e la nipote. Proprio in questa occasione, infatti, chi indaga ritiene che Dassilva sia venuto a conoscenza della particolarità per cui quella sera la figlia di Manuela Bianchi e Giuliano Saponi non sarebbe andata con la nonna all’adunanza dei testimoni di Geova, come invece era solita fare. E poi, l’agguato. L’elemento di una trappola tesa alla 78enne di cui “attendeva il rientro”, dopo che secondo quanto emerso dall’indagine Dassilva si sarebbe affacciato dal proprio balcone per notare il rientro dell’anziana con la macchina e quindi la discesa nei garage. Il tutto in un “vano privo di illuminazione elettrica”, che per l’occasione sempre la procura ritiene sia stato proprio il 35enne indagato a ’staccare’ per poi agire col favore delle tenebre.

Sono questi i punti salienti e le motivazioni che hanno portato in sede di conclusione indagini ad incrinare ancora di più la posizione del senegalese, aggiungendo la premeditazione al ventaglio di aggravanti che già pesavano sulle spalle di Dassilva. Non solo, perché la conclusione dell’inchiesta dopo 19 mesi porta con sé un termine di venti giorni a disposizione del pm Daniele Paci per formulare anche la richiesta di rinvio a giudizio da sottoporre poi al gup, il quale dovrà quindi fissare l’udienza preliminare per cui verosimilmente i tempi potrebbero essere maturi già per la prima metà di giugno.

Il tutto mentre però si attendono ancora gli ultimi tasselli che il Tribunale del Riesame di Bologna è chiamato ad inserire all’impalcatura del giallo di Pierina. Anzitutto le motivazioni per la sentenza di rigetto della richiesta di scarcerazione di Louis Dassilva avanzata dagli avvocati Riario Fabbri ed Andrea Guidi per il loro assistito. La decisione, arrivata lo scorso 18 aprile, dovrebbe essere motivata infatti entro il 18 maggio. Solo dopo, quindi, si terrà una nuova riunione del Riesame, in altra composizione, il quale sarà richiamato alla valutazione dell’ultima ordinanza emessa dal gip Vinicio Cantarini con cui – anche in questo caso – per Dassilva veniva confermata la custodia cautelare in carcere. Senza dimenticare tra i binari su cui continuano a procedere i vagoni alternativi dell’inchiesta anche l’ultimo incidente probatorio ancora aperto: quello sul filmato della cam3, per cui i superperiti hanno fissato nuova udienza al 9 giugno per discutere gli esiti degli accertamenti sul colore della pelle di Ignoto.