Ostaggi del lago La rabbia degli sfollati "L’emergenza è finita, fateci tornare a casa"

I lavori per mettere in sicurezza l’invaso Bernardi a Novalfeltria vanno a rilento, cinquanta residenti non sanno ancora quando potranno rientrare: "Da giorni viviamo nell’incertezza".

Ostaggi del lago  La rabbia degli sfollati  "L’emergenza è finita,  fateci tornare a casa"

Ostaggi del lago La rabbia degli sfollati "L’emergenza è finita, fateci tornare a casa"

Di nuovo, da ieri, le piogge insistenti che battono con ostinazione disarmante la Valmarecchia: è il coltello che si gira nella piaga. Nel frattempo restano ancora sfollate le 50 persone evacuate nei giorni scorsi da Ca’ Giovannino, frazione di Novafeltria dove insiste a monte – in località Le Ville di Torricella – il lago Bernardi. Un invaso che era considerato critico in caso di frane e a rischio tracimazione, almeno fino a prima dell’intervento di svuotamento dei giorni scorsi, a opera della Protezione civile e dei volontari di Alta Valmarecchia soccorso. Si è lavorato giorno e notte per svuotare il lago quasi del tutto. Quasi, perché dai circa 6 metri di acqua – a oggi – continuano a esserci almeno 80 centimetri. Un livello "minimo" e utile a tenere in vita circa un quintale di pesci che – se lasciati morire – avrebbero causato un "rischio sanitario", spiega il sindaco Stefano Zanchini.

Ma in ballo, oltre ai pesci, ci sono soprattutto le 16 famiglie evacuate con un’ordinanza comunale. Da un lato quindi la sicurezza e dall’altro la rabbia dei residenti, che stanno facendo la spola per recuperare il possibile dalle loro abitazioni. Come, lo racconta una residente di Ca’ Giovannino, anche lei evacuata: "Vorremmo rientrare in casa senza avere il problema dei pesci, l’emergenza iniziale c’era ma adesso è terminata. Lo svuotamento è stato fatto a dovere, rimane troppa burocrazia e lentezza. Ci avevano detto che saremmo rimasti fuori casa per 48 ore, siamo andati oltre". Fra gli evacuati anche l’imprenditore Nicola Flenghi: "Il pericolo sembrava rientrato, rimane il disagio. Ho dovuto chiudere la mia cantina di vini, se la via è bloccata non posso lavorare. Chiediamo un incontro con il Comune. Non vorremmo che prima di terminare l’evacuazione vogliano vedere la fine dei lavori, altrimenti se ne parla quando, fra un anno?". "Non percepiamo un pericolo reale – continua Flenghi – Il geologo ha fatto le sue valutazioni, a noi la frana sembrava si spostasse sul lato opposto alle nostre abitazioni, nella parte del fosso di Ca’ Martino". Corrado Flenghi, geometra, è un altro degli evacuati: "Abbiamo vissuto il senso civico delle persone: tanti hanno trovato ospitalità da familiari e amici, su 50 solo 5 di noi sono dovuti andare in hotel. Io mi sono accampato in una casa d’emergenza. Per 4-5 giorni si può fare, ma non ci arrivano informazioni sul rientro. I forse lunedì, forse giovedì non reggono più. È l’incertezza che ci dà fastidio. Quando ci hanno fatto evacuare c’è stata una cautela importante e in quel momento era giusto, ma adesso il lago è stato svuotato e ridotto a una pozza d’acqua. Nessuno si vuole prendere la responsabilità. A parole le autorità ci hanno detto che possiamo andare a prendere le nostre cose se ci servono, anche se sulla carta rischiamo la denuncia e la multa di 200 euro per la violazione dell’ordinanza".

Dal canto suo il sindaco Zanchini spiega che dei lavori se ne sta occupando la ditta Brizzi, incaricata dagli stessi proprietari del lago: "Non so se sono riusciti a terminare i lavori a causa delle piogge battenti, dovevano posizionare il tubo a livello del lago, se riescono, una volta che il geologo Stefani (nominato dal proprietario) mi firma il certificato di eliminato pericolo, allora posso ritirare l’ordinanza". Assoluto riserbo da parte dei proprietari del lago.

Andrea G. Cammarata