L'amico di Pantani: Mi minacciarono per colpire il Pirata"

Vittorio Savini: "Complotto? Ipotesi inquietante". Il mondo delle scommesse e la malavita potrebbero aver alterato le analisi per buttarlo fuori dal Giro? Ci facciamo questa domandada 15 anni ma questa volta penso che siamo finalmente vicini alla verità

Marco Pantani (Ansa)

Marco Pantani (Ansa)

Cesena, 18 ottobre 2014 - IL TEMPO corre indietro, fino al 5 giugno 1999. Indietro fino a sbattere il naso su una fialetta che contiene il sangue di Marco Pantani. La Procura di Forlì ha deciso di riaprire l'inchiesta per capire se, davvero, qualcuno possa avere truccato l'esito delle analisi dopo la tappa del Giro a Madonna di Campiglio, facendo così sforare il valore dell'ematocrito. Per Vittorio Savini, vicesindaco di Cesenatico e ai tempi fondatore del club 'Magico Pantani', i ricordi iniziano a riemergere dai fondali della memoria. «E' una continua emozione. Una vibrazione che va avanti dal 1999, ininterrotta».

Davvero qualcuno, la malavita organizzata, potrebbe aver dato in là, alterando le analisi dopo quella tappa maledetta, alla fine del Pirata?

«I punti interrogativi che prima avevamo ora sono ancora più grandi. Marco aveva sempre detto di essere pulito. Una paio di giorni prima di quelle analisi il suo ematocrito era inferiore al limite. Non riuscivamo a capire come avesse potuto crescere così».

Chi avrebbe potuto alterare le analisi?

«Il mondo delle scommesse, forse? La cattiveria e l'invidia. E' la domanda che ci facciamo tutti da 15 anni. Ora è arrivato il momento di dare risposte definitive».

Cattiveria, invidia, avidità spietata avranno pure lineamenti, nomi, indirizzi?

«E' quello che speriamo emerga dall'inchiesta».

Lei, come fondatore del club e amico di Pantani ricevette telefonate di minaccia?

«Era domenica, il giorno dopo il 5 giugno. Ricevetti alcune telefonate, il cui contenuto è al vaglio della magistratura. Quella voce al di là della cornetta disse cose veramente brutte, orribili».

Disse che le avrebbero bruciato l'officina. La voce avrebbe detto 'meglio così, altrimenti Pantani sarebbe finito male'.

«Non posso riferire quello che mi dissero. Di certo non credevo alle mie orecchie. Non credevo che attorno al ciclismo potessero gravitare certe cose».

C'è una correlazione, secondo lei, tra Madonna di Campiglio e la morte di Marco Pantani?

«Ne sono convinto, dopo quel 5 giugno non è stato più lui. Ricordo ancora una sua frase alla quale, forse, diedi il peso di uno sfogo passeggero. Una frase che fatico ancora a ripetere».

Cose le disse il Pirata?

«Disse: 'mi dicono che sono un drogato? Bene, adesso gli faccio vedere io come sono drogato'. Si sentiva umiliato. Offeso».