"Passavo le vacanze all’hotel Riminum"

Lodo Guenzi, leader de Lo Stato Sociale, e l’attore Nicola Borghese, oggi alle 21.15 chiudono la stagione del Pazzini di Verucchio

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Sarà uno spettacolo forte e originale a chiudere la stagione 2122 del palcoscenico romagnolo Pazzini di Verucchio, questa sera (21,15). Con un appuntamento di teatro contemporaneo, la compagnia Kepler 452 porta in scena uno spettacolo a cavallo tra musica e teatro basato sull’improvvisazione, dal titolo ’Capitalismo magico’. In scena due protagonisti della compagnia Kepler 452: l’attore Nicola Borghesi e il cantante Lodo Guenzi, intenso sperimentatore, leader de Lo Stato Sociale giudice di XFactor, fine dicitore al programma ’Le parole’, presentatore tv al concerto del primo maggio, musicista e grande pensatore, attore teatrale di spessore diplomatosi alla Civica Accademia d’Arte drammatica Nico Pepe.

Lodo, con Borghesi siete alla ricerca di nuove alternative a questo sistema capitalistico? "Io e Nicola siamo nati nel capitalismo, la nostra generazione è stata la prima ad esserne immersa. Però siamo anche dei non nativi digitali, abbiamo visto le cabine telefoniche da bambini, e Capitalismo magico parla di due amici che si raccontano episodi di vita sperando di trovare qualcosa che li sorprenda. Tipo un fiore che spunta dal cemento".

L’artista ha il dovere di rompere gli schemi?

"Non conosco la carta dei diritti e dei doveri degli artisti, posso dire che io sono in quella fase in cui racconto le cose per necessità, non per dovere. La verità è che mi va, ci va, in questo scenario storico, di raccontare che non è detto che questa è l’unica maniera di vivere, che la tua forma di disagio può avere in sé, qualcosa di forte, di vivo".

Vivere un disagio nei confronti del mondo e dirlo?

"Per un po’ di tempo il concetto che è girato era quello del vincente a tutti costi. Ora anche la fragilità è diventata un prodotto e tutti hanno diritto ad una vita dignitosa, anche il più fragile".

"Fino a quando a comandare saranno i soldi e non il diritto alla dignità e alla vita, si morirà per profitto di qualcuno", ha gridato nel 2018 sul palco del concertone del Primo maggio a Roma.

"Quando sono arrivate le privatizzazioni all’interno del sistema paese, si è sentito un cambio di marcia forte e la necessità di avere un profitto ha abbassato di molto i livelli dei protocolli di sicurezza. In generale la società è costruita sui rapporti di forza, non sulle parole e in nome della produttività, si fanno anche danni notevoli".

L’abbiamo visto a ’Le parole’ a Raitre da Gramellini. C’è una parola per lei fondamentale, in questo periodo?

"Uscire. Se la gente non esce di casa non è più possibile confrontarsi, far girare i pensieri, le idee. In questo momento più che mai".

Da bolognese ha passato le sue estati a Rimini. Che ricordi ha?

"Con i nonni e i miei genitori passavamo le vacanze all’hotel Riminum. Dai 4 anni all’adolescenza. Ho un ricordo nettissimo: ho bevuto per la prima volta un bicchiere di vodka secca pensando fosse acqua. Mia madre era preoccupata che io morissi. In realtà è stata la mia prima sbronza".

Un film e un ruolo di un film di Fellini che ama?

"La tabaccaia di Amarcord. Ho questa immagine fissata nel cervello, sono maschio e non fumatore eppure avrei voluto essere io, quella creatura prorompente di una Rimini che fu".

Rosalba Corti