FEDERICO TOMMASINI
Cronaca

Pasti assistiti all’ospedale: "Così insegniamo a curare i disturbi alimentari"

Attivo un percorso terapeutico multidisciplinare, per chi soffre di anoressia e bulimia, coordinato da un’équipe di psichiatri, psicologi e nutrizionisti.

Ad oggi il percorso ha servito 400 pasti

Ad oggi il percorso ha servito 400 pasti

Mangiare insieme per superare i disturbi alimentari. Con i Pasti assistiti l’ospedale di Rimini propone un percorso multidisciplinare, reso possibile grazie a una equipe medica composta da psichiatri, psicologi, nutrizionisti e dietologi, dedicato alle persone con disturbi del comportamento alimentare. Ieri, dopo i primi otto mesi di attività, l’Ausl Romagna ha presentato i dati del percorso iniziato lo scorso settembre. "Ad oggi il percorso ha servito 400 pasti impegnandosi a seguire i pazienti ospedalizzati e non, affetti da anoressia, bulimia e in generale tutti i problemi inerenti all’alimentazione – ha spiegato Giorgia Marconi, direttrice nutrizione clinica -. Attualmente sono 130 le persone prese in carico, per lo più femmine, divise in gruppi da 4 durante i pasti, con un’età media di 20 anni. Ma il percorso si rivolge anche a minori, inseriti in gruppi dedicati". Oltre agli incontri con i pazienti, il progetto sfocia in cinque pasti condivisi settimanali da 45 minuti ciascuno, al quinto piano dell’Infermi, divisi in due momenti: il primo in cui i gruppi di pazienti consumano il pranzo insieme a dietista e educatrice e il secondo in cui si confrontano con i professionisti sulle emozioni e sulle problematiche riscontrate. "Per noi questo è un traguardo significativo che risponde a un bisogno profondo che vede la collaborazione di professionisti diversi – dice il direttore del distretto di Rimini, Mirco Tamagnini -. Sulle fasce più giovani l’attenzione è massima e il tema dell’infanzia e dell’adolescenza deve essere una priorità, tanto più a Rimini per la sua vocazione di polo materno infantile. Questo servizio è un prezioso tassello di cura per le persone che vivono un momento di difficoltà, il valore aggiunto è che i professionisti che lavorano in questo contesto sapranno prendere in esame non solo il momento specifico ma accompagnare la persona a 360 gradi". Le attività proposte dai Pasti assistiti mirano ad un incremento della gestione delle emozioni dannose prima e dopo i pasti, infatti ai pazienti vengono proposte anche attività di decompressione in cui è possibile rilassarsi attraverso attività manuali che permettono una ripresa dopo il momento del pasto. Passata questa fase inizia poi l’attività educativa vera e propria che riguarda la gestione delle emozioni e lo sviluppo di un pensiero critico. "Il primo accesso ai Pasti assistiti avviene con una normale richiesta del medico di base, mentre nelle situazioni più urgenti si può accedere direttamente dal centro di salute mentale o dal pronto soccorso – dice la psichiatra Virginia Bernabei -. Per lo più trattiamo ragazze dai 20 ai 25 anni, ma ci sono anche casi dai 16 anni". Proprio come Chiara, ex paziente che ha sperimentato i Pasti assistiti. "Ho rivalutato l’esperienza quotidiana – dice -. Con le altre ragazze abbiamo trovato qualcuno che ci insegnasse a stare al mondo e trovare un modo per vivere una vita reale, non quella che avevamo dentro la mia mente".

Federico Tommasini