Perla ferita, il giorno dopo l’inferno Cantine allagate e fango in strada

Riccione prova a rialzarsi: soccorsi al lavoro in centinaia di palazzi e case inondate e senza corrente. Idrovore in funzione per sgomberare i garage e le strade dall’acqua. Oggi le scuole saranno riaperte.

Perla ferita, il giorno dopo l’inferno  Cantine allagate e fango in strada

Perla ferita, il giorno dopo l’inferno Cantine allagate e fango in strada

di Francesco Zuppiroli

Il maltempo non ha dato il colpo di grazia a Riccione. E la Perla, il giorno dopo sprazzi di Apocalisse, si è rimboccata le maniche per rialzare la testa. A Riccione si arriva ancora in autostrada, nel tratto agibile dell’A14 da Rimini Sud, e le strade tutt’attorno al casello all’indomani della tempesta sono tornate a essere percorribili con l’acqua che è defluita con il benestare di un maltempo che nella notte ha ’graziato’ il Riminese, senza scagliare il colpo ferale. Ma è un mortal sospiro quello che la gente esala mentre è indaffarata a pulire dal fango strade e sottopassaggi limacciosi, con quelli di viale La Spezia e viale Da Verrazzano ostruiti dai resti dell’ora più buia vissuta in apnea da tutta la città.

Il rumore delle idrovore al lavoro tiene il tempo del frenetico via vai di netturbini, volontari della protezione civile e vigili del fuoco che col fango alle ginocchia a imbrattare i pesanti stivaloni di gomma non si danno pace nel tentativo di aspirare via l’acqua piovuta e stagnante in scantinati e garage in cui sono stati sommersi scooter e auto di centinaia di riccionesi alluvionati. Il cielo plumbeo fa paura, ma il peggio è passato.

È questa la sensazione degli uomini di mare, i bagnini, che di buona lena ieri hanno imbracciato scope e rastrelli per liberare da tronchi e detriti una spiaggia massacrata dalla mareggiata. "L’Adriatico è arrivato alle file degli ombrelloni. Si sarà mangiato almeno trenta metri di spiaggia", va a spanne Gianluca Giorgi, del bagno 77. "Per fortuna avevano avvisato di questo ciclone – continua –, abbiamo evitato di lasciare fuori lettini e altra attrezzatura, limitando i danni". Sulla costa, infatti, il danno maggiore è il tempo perso. "La nostra stagione inizierà il prossimo mese dopo questa inondazione – conclude Gianluca –. Rispetto all’anno scorso sono andati in fumo 15 giorni di lavoro".

Danni ancora incalcolabili invece quelli che il maltempo si è lasciato dietro nelle case dei privati, sulle strade, ponti (quello di viale San Lorenzo tarderà a riaprire) e i sottopassaggi, con quello della ferrovia che già in mattinata era stato sgomberato così da permettere di nuovo la bretella di collegamento sotterranea tra monte e mare di Riccione. "Tanti cittadini – spiega la sindaca Daniela Angelini – ci chiedono se saranno previsti rimborsi per i danni subiti nelle proprietà private a causa del maltempo: sarà impegno dell’amministrazione portare le istanze dei riccionesi su tutti i tavoli regionali e nazionali preposti".

In viale Ceccarini l’aria è pesante. Le serrande sono chiuse, pochi i negozi che hanno scelto di riaprire, più che altro per la penuria di persone che con ancora negli occhi la paura per l’inondazione hanno preferito stare in casa. Davanti a piazzale Roma resta una piscina di acqua piovana che qualche jogger aggira, mentre Daniele Palmetti, negoziante del Salotto, con la scopa spazza via i residui di fango rimasti sul marciapiede. "Ieri (martedì, ndr), l’acqua è entrata nel mio negozio. Fortunatamente non ha danneggiato la merce, ma tutto il viale qui era allagato e quando sono uscito ho fatto duecento metri con l’acqua all’altezza del ginocchio. Per questo alle 23 ero tornato qui a mettere i sacchi di sabbia, fortunatamente non sono serviti", conclude. Come Daniele, tanti altri negozianti ed esercenti con lo schiarirsi del cielo prendono fiducia e, nonostante le rasoiate di vento, ammainano le sedie dei ristoranti per fare spazio a stracci e secchielli e tanta, tantissima resilienza. Parola d’ordine di una città che non si arrende, nemmeno in quegli oltre cento palazzi allagati e duecento case senza corrente, alcune travolte dall’acqua esondata dal Rio Melo o, in via Corsica, dal fango sceso dalla collina. E mentre la città prova di ritrovare un nuovo centro di gravità – a partire oggi dalla riapertura delle scuole – dopo lo scossone del maltempo, un anziano fissa il mare dal ciglio del portocanale e sconsolato sentenzia: "Ac bèl lavòr".