
Intervenuta la polizia di Stato
Aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine per sfuggire al compagno ossessionato da una gelosia morbosa e asfissiante. Quando la polizia è intervenuta per notificare all’uomo il divieto di avvicinamento disposto dal giudice per le indagini preliminari, lei ha però ritrattato tutto, dichiarando di essersi già riappacificata con lui. Protagonista della vicenda è una donna riminese che, dopo mesi di persecuzioni, aveva denunciato il 35enne, difeso dall’avvocato Ninfa Renzini, con cui aveva avuto una relazione complicata contraddistinta da momenti di tensione e da continui litigi.
Il caso era stato preso in carico dalla Procura di Rimini che ha attivato le procedure previste dal "codice rosso". La vittima si era presentata in questura a novembre 2024, raccontando una lunga serie di atti persecutori: pedinamenti, appostamenti sotto casa e sul luogo di lavoro, raffiche di telefonate e videochiamate ad ogni ora del giorno e della notte, messaggi continui e persino danneggiamenti alla sua auto.
Dopo un litigio dovuto sempre a motivi di gelosia, la vittima aveva infatti scoperto che alla sua macchina erano stati forati i pneumatici e danneggiati gli specchietti. Il tutto accompagnato da minacce più o meno velate. "Stai attenta a dove vai" è una delle frasi che l’uomo, stando al quadro delineato dagli inquirenti avrebbe rivolto alla ex compagna. Nell’esposto la donna aveva descritto anche episodi di violenza fisica, come quando, nel maggio 2024, il compagno l’aveva strattonata e tirata per i capelli in un bar perché si era rifiutata di mostrargli il telefono. In un altro caso quello stesso telefono era stata afferato e poi danneggiato dall’indagato. I precedenti del 35enne, che in passato era stato condannato per maltrattamenti e stalking ai danni della precedente fidanzata, hanno spinto gli agenti della polizia di Stato ad agire con la massima urgenza.
Secondo le indagini coordinate dal pubblico ministero Davide Ercolani, l’uomo faceva anche uso di sostanze stupefacenti. La sua ossessione per il controllo era tale da spingerlo a monitorare persino il ciclo mestruale della donna, temendo tradimenti. Una vera e propria fissazione, che nel corso del tempo - stando alla prima ricostruzione degli inquirenti - lo avrebbe spinto a mettere in atto comportamenti sempre più aggressivi nei confronti della donna, sottoponendola ad un controllo pressante.
Alla luce di questi elementi, il gip di Rimini aveva disposto il divieto di avvicinamento nei confronti del 35enne. L’uomo, per evitare i domiciliari, aveva accettato di indossare il braccialetto elettronico, ma la misura di protezione per la donna non è stata attivata: lei ha infatti rifiutato il dispositivo, dichiarando di aver superato i problemi con il compagno. Ora il provvedimento restrittivo potrebbe essere revocato nel caso in cui la donna decidesse di rimettere la querela.