Rimini, 24 febbraio 2021 - Chi prova a resistere con il delivery e l’asporto. Chi ha dovuto (di nuovo) chiudere sperando in tempi migliori. Il ritorno di Rimni e dell’Emilia Romagna in zona arancione da domenica scorsa è stato, per bar e ristoranti, l’ennesima mazzata. Siamo arancioni e la sensazione è che lo resteremo ancora per un po’, per come sta salendo la curva dei contagi. Diversi locali vanno avanti con asporto e delivery, e c’è chi si gioca anche la carta del ’servizio mensa’. Sì perché in uno dei Dpcm di gennaio si è deciso di autorizzare i locali, anche se sono in zona arancione, a servire i pasti ai lavoratori delle aziende. Per farlo, occorre stringere convenzioni apposite con le aziende, con regolari contratti, per dimostrare che il ristorante sta lavorando a tutti gli effetti come mensa. Nel Riminese non sono ancora molti i locali che hanno tentato questa strada. L’impressione è che aumenteranno, considerando il rischio di restare chiusi al pubblico ancora per settimane. E tra i ristorantii riminesi che si sono ’reinventati’ con il servizio di mensa aziendale c’è perfino La Petite Langoustine, il noto locale alla darsena. Un posto famoso per i piatti raffinati, dove è facile trovare clienti che ordinano champagne e costose pietanze a base di pesce. Un ristorante dove si ’sciabola’. Un ritrovo della Rimini bene.
Come si concilia un locale come Le Petite Langoustine con il servizio di mensa aziendale? "La risposta – sorride Luigi ’Gigi’ Bonifacio, il titolare – è semplice: dobbiamo lavorare. Abbiamo bisogno di lavorare, come tutti gli altri locali. L’asporto e il delivery, che continuiamo a fare, da soli non bastavano a coprire almeno le spese. Offrire il servizio di mensa è la soluzione per evitare di tornare a mettere in cassa integrazione il personale, come sono stato costretto a fare nei mesi passati".
Sta funzionando? "Siamo appena partiti, avremo i primi lavoratori a tavola oggi. Io ci spero. L’ho fatto soprattutto per i miei collaboratori e dipendenti: ne ho 16, non me la sento di tenerli a casa ancora".
Che tipo di aziende si rivolgono a Le Petite Langoustine per il pranzo dei dipendenti? "Non siamo una trattoria, questo è evidente. Cerchiamo di tenere il livello alto anche in queste condizioni. Per fortuna a Rimini abbiamo aziende importanti che, appena hanno saputo del nostro servizio, ci hanno contattato perché interessate a stipulare un accordo. La prima di queste, oggi, ci manderà tre dipendenti. Ce ne sono altre che stanno decidendo in queste ore. Stiamo parlando di professionisti e manager, che potranno gustare da noi non la solita e veloce pausa pranzo, ma un pasto con i fiocchi".
Menu fisso o alla carta? "Abbiamo alcune proposte, ma il menu alla carta resta. La cucina è pienamente operativa, dato che proseguiamo anche con asporto e delivery. E poi, ripeto, vogliamo restare in linea con il nostro target di clientela anche col servizio mensa. Che rappresenta, in questo momento, il modo per resistere e non lasciare a casa nessuno".
Quanto hanno pesato le restrizioni e le chiusure forzate fin qui sul locale? "Moltissimo. Da quando è iniziato il coprifuoco per i locali siamo riusciti a lavorare parecchio a pranzo, e non solo durante i fine settimana. Abbiamo fatto diversi giorni con il tutto esaurito, anche se questo non basta a recuperare i mancati incassi della cena".
Siete stati ’costretti’ a fare anche i turni, per soddisfare tutte le richieste? "No, niente turni. Chi sceglie il nostro locale viene per la buona cucina, per l’ambiente, per rilassarsi, non per fare le corse e lasciare il posto a quelli dopo".