Rimini, il piano nomadi presentato fra insulti e fischi. "Chiuderemo via Islanda"

Confronto ad alta tensione fra il vice sindaco Gloria Lisi e i comitati

L'assemblea organizzata dai comitati ieri sera

L'assemblea organizzata dai comitati ieri sera

Rimini, 14 giugno 2018 -  Due ore e mezzo di dibattito, conditi da fischi e insulti. Ma il Comune non farà un passo indietro: si va avanti con il piano per i nomadi, che prevede la chiusura del campo di via Islanda e il trasferimento dei 32 Sinti che vivono lì in cinque microaree. Il piano è stato approvato dalla giunta la settimana scorsa, e ieri sera il vice sindaco Gloria Lisi ha accettato l'invito dei comitati di protesta nati in varie zone di Rimini presentandosi all'assemblea organizzata alle Celle.

Oltre 300 persone hanno preso parte all'incontro, fra il pubblico anche tantissimi consiglieri comunali e mezza giunta. A parlare per prima è stata proprio la Lisi, che ha illustrato il piano nei dettagli. Ribadendo, a più riprese, che "la chiusura del campo nomadi di via Islanda non è più rinviabile" dopo i controlli del 2016 che hanno accertato una serie di abusi edilizi (non sanabili). La Lisi ha anche più volte sottolineato come "le famiglie Sinti che abitano nel campo di via Islanda sono riminesi.

Sono tutti nati a Rimini o vivono qui da tanti anni: vorrei sapere quanti sono quelli nati a Rimini in questa sala...". Più volte il vice sindaco è stato bersaglio di fischi e insulti, ma non ha mai perso le staffe e anzi ha ottenuto applausi quando ha affrontato uno dei contestatori fra il pubblico. Durante la serata sono intervenuti anche i consiglieri Matteo Zoccarato (Lega), Nicola Marcello (Forza Italia) e gli esponenti dei comitati. Ma la posizione del Comune non cambia: avanti con le cinque microaree individuate in via Orsoleto, via della Lontra, via Feleto, via Montepulciano e via Cupa. "Presentate tutte le osservazioni che ritenete opportune, avete 45 giorni di tempo per farlo", ha ricordato la Lisi.