Locali e discoteche prese d’assalto nel weekend. Ma il successo che ricorda i tempi d’oro della riviera notturna non deve illudere perché "siamo davanti a una crisi strutturale e durante la settimana la gente è davvero poca. In queste condizioni i locali fanno davvero fatica". Mauro Bianchi è il presidente del consorzio Riccione intrattenimento che raccoglie locali e discoteche tra i più famosi della città.
Bianchi, grandi eventi e disco soldout, tutto vero o è un’illusione?
"È tutto vero, ma solo nei weekend. Se guardiamo a cosa accade nei restanti giorni della settimana allora diventa davvero difficile per i locali andare avanti. La gente è davvero poca, meno di un anno fa. Siamo davanti a un’estate che non riesce a prendere il ritmo".
È un problema della riviera riminese?
"No, è un problema italiano. Mi dicono le stesse cose i colleghi di altre località nel Paese".
L’origine?
"Negli ultimi decenni ci siamo focalizzati su un turismo di prossimità, italiano. La clientela che ha disponibilità di spesa e ricerca situazioni particolari e qualitativamente elevate ci cerca solo per un weekend, mentre le vacanze le fa altrove. Non siamo più una meta da vacanza, ma da fine settimana di intrattenimento".
Se i locali si riempiono in quei tre giorni il problema non può essere l’offerta. Cosa non va?
"Andrebbe rivisto a livello strutturale un po’ tutto, partendo dai collegamenti. Paradossale che in termini di tempo e denaro costi più arrivare da Milano che prendere un volo per andare all’estero. Più in generale pare che l’intero sistema si sia adeguato ai comportamenti della clientela. Faccio un esempio, dallo Space al Cocoricò alla Villa delle Rose ci sono eventi notevoli, ma concentrati tra il venerdì e la domenica. Se volessi andare in discoteca durante la settimana come potrei fare?".
Scelta dovuta alla scarsità di clientela in quei giorni?
"Probabile, proprio per questo credo che andrebbe fatto un ragionamento molto ampio. La nostra riviera negli ultimi venti anni è rimasta una destinazione super adeguata per gli standard di un turismo di famiglie e di giovani che ancora all’estero non vanno. Ma la fascia tra i 25 e i 40 anni che cerca quel qualcosa di più, da noi fatica. Inoltre vediamo come gli italiani in media stiano avendo difficoltà nel programmare economicamente le vacanze. Credo che negli ultimi decenni il nostro sistema di sia conformato alla situazione si difficoltà dei turisti. Se vogliamo cambiare le cose serve un intervento strutturale importante con le istituzioni su tutti i livelli".
A partire dagli stranieri?
"Questo è un altro tasto dolente, ce ne sono pochi".
Andrea Oliva