
Valeria Bartolucci con il marito Louis Dassilva, in carcere dal 16 luglio
Rimini, 20 aprile 2025 – “Se ero sveglia a quell’ora... questa cosa io non la so... cosa gli dico... non lo so!”. “Quell’ora” è quella del delitto. L’ora in cui è stata uccisa con 29 coltellate a Rimini Pierina Paganelli. L’ora in cui chi parla, Valeria Bartolucci, ammette di non sapere se fosse sveglia oppure no. È questa l’interpretazione che la procura di Rimini dà all’intercettazione ambientale del 1 novembre 2023, quando la Bartolucci parlò così, bisbigliando in auto al proprio marito Louis Dassilva. Parlando all’uomo che dal 16 luglio è in carcere perché ritenuto l’assassino della povera Pierina, nonché l’uomo a cui la Bartolucci ha sempre fornito un alibi sostenendo di ricordarlo steso sul divano la sera del 3 ottobre 2023.
Ma per la procura, la versione non regge. Non regge poiché sulla scorta dell’intercettazione finita nel faldone presentato nei giorni scorsi all’attenzione del Tribunale del Riesame, la Bartolucci già l’1 novembre parlando con Dassilva sulla possibilità di essere risentita a breve dagli inquirenti (la testimonianza avverrà due giorni dopo, il 3 novembre ’23) avrebbe palesato con le parole sopra riportate di non avere la certezza di essere stata sveglia fino a poco prima dell’omicidio. E così di aver effettivamente visto il marito sempre sul divano non collocandolo, come invece sostiene chi indaga, nei sotterranei ad uccidere Pierina.
“Io lo so che sei stressato, lo vedo”, disse nella medesima circostanza la moglie del senegalese, riferendosi per gli investigatori al fatto che da dopo il delitto Dassilva aveva perso peso. “Ho bisogno di capire – procede l’intercettazione –, perché... Se mi richiamano anche a me... dobbiamo vedere se c’è (parola incomprensibile)... se ero sveglia a quell’ora... questa cosa io non la so... cosa gli dico... non lo so!”. Una “assoluta incertezza” sostengono gli inquirenti del giallo di Rimini, su cui giovedì è stata fatta leva per vedere confermata la misura cautelare in carcere nei confronti del 35enne.
Proprio questa intercettazione inedita, che minerebbe l’attendibilità dell’alibi dell’indagato, è stata una delle pietre angolari su cui si è basata la decisione dei giudici, nonché uno dei nuovi elementi depositati dalla squadra mobile che, sempre in sede di Riesame, ha anche presentato i risultati degli incroci di dati telematici, passi registrati e testimonianze per offrire dati oggettivi (di parte) sulla testimonianza di Manuela Bianchi. L’ex amante dell’indagato ha riferito di avere incontrato Dassilva nei sotterranei di via del Ciclamino prima di trovare il cadavere della suocera e che lo stesso Louis l’avvertì della presenza del corpo, dicendole di dire di essere stata lei a chiamarlo giù dal terzo piano.
Ricostruzione confermata dai 90 passi compiuti dalla Bianchi, sufficienti solo per raggiungere il primo di piano, chiamare un altro vicino e tornare di sotto. Mentre per la polizia se fosse salita al terzo per avvertire lei Dassilva, i passi sarebbero dovuti essere circa 200.