FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Pierina uccisa a coltellate. Arrestato Louis Dassilva. Inchiodato da un filmato: "Il suo alibi non regge"

L’operazione è scattata all’alba: l’uomo trasferito in carcere per l’omicidio dell’ex infermiera. Per la Procura il senegalese è il soggetto di colore ripreso dalla telecamera della farmacia.

Pierina uccisa a coltellate. Arrestato Louis Dassilva. Inchiodato da un filmato: "Il suo alibi non regge"

Rimini, 17 luglio 2024 – Lo sguardo di Dassilva è basso. Torvo. Mentre i poliziotti della squadra mobile lo scortano a braccio verso l’auto che lo porterà in questura e dalla questura in carcere, cammina svelto e sempre con lo sguardo rivolto in giù. Fissa il pavimento. Si alza solo per un attimo, per scrutare la legione di giornalisti, cameraman e fotografi assiepati alla ringhiera che affaccia sul seminterrato di via del Ciclamino 31. Dove Pierina è morta. Dove, per la Procura, Louis Dassilva l’ha uccisa.

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Louis Dassilva arrestato in via del Ciclamino dai poliziotti della squadra mobile (foto Migliorini)
Louis Dassilva arrestato in via del Ciclamino dai poliziotti della squadra mobile (foto Migliorini)

Che per gli inquirenti questa fosse la verità dietro il giallo che ha tenuto Rimini e l’Italia con il fiato sospeso da quasi dieci mesi era chiaro sin dal 6 giugno. Da quando Dassilva era stato formalmente indagato per l’omicidio volontario e pluriaggravato dell’ex infermiera 78enne trucidata nel seminterrato del suo condominio da 29 coltellate. Ma ieri mattina all’alba, dalle 5 circa, l’idea della Procura – nella persona del pm Daniele Paci – si è fatta azione dando esecuzione con un blitz in piena regola all’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale, Vinicio Cantarini.

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Che la svolta arrivi ora, quando ancora ci sono gli esiti degli esami irripetibili da attendere, è perché nel frattempo tutti i tasselli del mosaico indiziario sono finiti al loro posto. Troppi e troppo gravi, stando a chi indaga, gli indizi a carico di Dassilva. Il vicino di casa di Pierina, l’amante della nuora dell’anziana e che proprio perché spinto dall’amore, dall’ossessione per Manuela Bianchi, avrebbe agito di coltello. In sua difesa. Ecco allora che dopo mesi e mesi di indagini per la prima volta è stato tolto il velo dall’operato della squadra mobile, diretta dal vicequestore aggiunto Dario Virgili prima e dal commissario capo Marco Masia poi. Un operato minuzioso e mastodontico allo stesso tempo, riassunto in quasi 120 pagine di ordinanza del gip dove il giudice ha ritenuto gli indizi connotati da "gravità", "precisione" e "indubbia concordanza", al punto da offrire "più che ragionevole e logica convinzione che Dassilva sia, con elevata probabilità, l’assassino di Pierina Paganelli".

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La ‘prova’ regina, quella che inchioderebbe il metalmeccanico 34enne è rappresentata nell’impianto accusatorio da un filmato. Quello ripreso dalla telecamera della farmacia il cui retro affaccia su via del Ciclamino e che alle 22.17 del 3 ottobre aveva ripreso la sagoma di un uomo rientrare al civico 31 in un orario consono per tempi e dinamiche con quello del killer di Pierina, trucidata in poco più di 12 secondi nel seminterrato alle 22.13 circa. Quella sagoma, per gli investigatori altri non può essere che Dassilva. Seppure nella scarsa qualità dell’immagine, i numerosi accertamenti tecnici svolti sulla ripresa hanno sovrapposto stando all’accusa la figura dell’uomo con quella dell’indagato. Determinante il colore della pelle scura del soggetto ripreso, in virtù del fatto che Dassilva sia la sola persona di colore in tutto il villaggio San Martino e che, la sera in cui Pierina è stata uccisa, è stato appurato come nessun altro a quell’ora fosse entrato o uscito dalla zona residenziale. E poi c’è quell’andatura, con un movimento rotatorio individualizzante della spalla destra di Dassilva, riprodotto anche dal soggetto nel filmato della telecamera.

Una babele di indizi, che sommati vedono gravare sul senegalese anche il fatto che l’omicida di Pierina fosse di statura molto più alta di lei (Dassilva è 184 centimetri) e che per colpire col coltello (mai ritrovato) il killer abbia utilizzato la mano destra (e l’indagato è destrorso). C’è poi l’alibi per quella sera, scricchiolante a dire di chi indaga, oltre ad alcune dichiarazioni "mendaci" e che non hanno trovato riscontro nelle altre testimonianze del giorno del ritrovamento del cadavere: come ad esempio che Dassilva avesse toccato Pierina per sentirne il battito. O che avesse suonato a tutti gli anziani del palazzo per capire se stessero bene. Pierina compresa. E poi c’è il dettaglio del cellulare di Dassilva: utilizzato per l’ultima volta dal senegalese alle 21.44 e poi, di nuovo, solo alle 22.38. O, infine, i vestiti, quelli indossati il giorno del delitto consegnati a chi indaga solo il 14 novembre per un presunto errore.

Tutti elementi su cui è ora al lavoro la difesa di Dassilva, rappresentato dall’avvocato Riario Fabbri. Louis, nel frattempo, ieri pomeriggio alle 15.45 ha lasciato la questura senza fare dichiarazioni al pm ed è stato trasferito ai ‘Casetti’, dove attenderà nei prossimi giorni l’udienza di convalida del fermo per omicidio.