Pio Manzù, marchio e tesoro vanno all’asta

Il patrimonio del centro creato da Gerardo Filiberto Dasi partirà da una base di 215mila euro: ci sono quadri e sculture d’autore

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Quadri e sculture d’autore, documenti di valore storico, arredi, attrezzature, pubblicazioni, libri, riviste, fotografie. E soprattutto il marchio d’impresa ’Centro Pio Manzù’. Va all’asta mercoledì - prezzo base 215.122 euro - il patrimonio di ’beni mobili materiali e immateriali’ di quella che è stata per 44 anni la creatura del compianto Gerardo Filiberto Dasi, scomparso domenica 12 ottobre 2014, all’età di 90 anni, nella sua casa di Verucchio. Per le sue Giornate sono arrivati a Rimini i grandi della terra, da Gorbaciov a Bush senior, dalla principessa Diana a Pavarotti a premi Nobel e star di Hollywood. Si discuteva di temi ambientali, politici, economici, sociali...

Ora tutto va all’asta. La quota di partecipazione – si legge sul sito benimobili.it - è fissata a 21.500 euro. Rilancio minimo 5.000 euro. Il gestore dell’asta (telematica) è Ivg Rimini, istituto vendite giudiziarie, come conferma il responsabile riminese Alessandro Papini.

La nomina del liquidatore, il ragionier Bruno Valcamonici, è avvenuta nel gennaio 2016, circa una anno e mezzo dopo la scomparsa di Dasi. "Ho iniziato a fare ricerche di mercato – spiega Valcamonici – dopo la deposizione delle perizie, nel 2018. Ho incontrato tante persone interessate, anche di livello nazionale, e amministrazioni comunali della nostra provincia. Ma ho ricevuto due sole offerte documentate, dopo tre anni di incontri e confronti con possibili soggetti interessati al patrimonio della Pio Manzù, a partire dal marchio". L’offerta principale è stata di 215mila euro (di qui partirà la base d’asta); la seconda di entità inferiore.

Bocche stracucite sul nome del principale offerente. Si tratterebbe di un’associazione che punta a far risorgere le Giornate del Pio Manzù, utilizzando il ’marchio’ creato e diffuso a livello internazionale da Gerardo Filiberto Dasi, partendo dai temi cari al fondatore. Soprattutto, mantenendo la sede a Rimini. L’intenzione manifestata al liquidatore è anche di creare una sorta di museo, con le tante attrezzature e cimeli che furono del Centro Pio Manzù, dai ciclostili dei tempi eroici a vecchie attrezzature; ma anche la digitalizzazione delle opere pubblicate dall’associazione creata da Dasi.

Mario Gradara